Pagine

giovedì 3 febbraio 2011

All'improvviso

- E' successo così, all'improvviso.
- Cosa significa all'improvviso?

Gradualità, ci vuole gradualità. Abbiamo bisogno di tempo. Non possiamo comprendere eventi troppo rapidi, che accadono senza avvisarci, senza renderci partecipi del disegno che si sta realizzando. Non che ciò che accade rappresenti in alcun modo un disegno ma abbiamo il tenero bisogno di tracciare linee che uniscono i punti e le forme che vediamo chiamiamo disegno.

- Un incidente?
- No, a casa.

Gradualità o qualcosa di estraneo, va bene che sia inatteso ma deve essere estraneo, deve avvenire fuori dalle mura sicure della quotidianità. Serve per convincersi di poter capire.

- Come è successo?
- Te l'ho detto mille volte, il tempo di uscire dalla stanza, rovistare in un cassetto e al rientro...

Spiegare, descrivere tutto. Portare il caos nel recinto, contenerlo, dominarlo in qualche modo. Ripetere, ripetere ogni singola mossa, ogni tappa, mimarla se necessario, ripetere le parole già usate, le impressioni, ripercorrere minuziosamente i pensieri come per ricreare il corso degli eventi, per capire se è sfuggito qualcosa. Ogni volta un dettaglio in più per arrampicarsi in cima agli eventi, pronunciare le parole giuste, lentamente, eseguire ogni gesto, con cura, come a cercare la formula miracolosa o la posizione magica che fa riavvolgere il tempo.

- Non si spiega.

No, non si spiega. Le cose che accadono restano avvolte nelle pieghe del tempo e raccontarle e riraccontarle non le svolge da quell'intreccio ormai inestricabile.

- Eppure doveva esserci qualcosa, un segno, un'avvisaglia.
- Nulla, stava bene.

Si è rotto un filo nella maglia, il tessuto di vite sfilacciate non si ricuce. Non abbiamo fili per ripararlo, solo un fragile impasto di parole e silenzio, per nascondere gli strappi.

"Così va la vita!"

Trophime Bigot o il maestro della candela
(1579-1649/50).
Ragazzo che brucia le ali di un pipistrello.


4 commenti:

  1. Siamo precari a nostro maggior dispetto.

    RispondiElimina
  2. Come le foglie River, come le foglie.

    RispondiElimina
  3. Caro Antonio,
    questo tuo post mi piace in particolar modo, mi sto confrontando sempre di più con l'inatteso, con ciò che accade all'improvviso, con tutto quello che ti morde dolorosamente le cani da vicino ... quando è toccato a me non ho sofferto più di tanto, ma se sfiora qualcuno che mi è vicino, che mi è caro ... salto, si salto!!! Di recente ho perso due carissimi amici, persone con cui ho condiviso tratti significativi della mia vita, con i quali ho potuto manifestarmi anche nelle mie debolezze, nelle mie fragilità, nella mia stupidità. Il filo della maglia si rompe ... e per quanto ci provi non si ricuce ... non si ricuce. Ti rimangono quei dialoghi interiori con chi non c'è più, con chi non può più esserci.
    Ciao

    RispondiElimina
  4. Caro Garbo, come puoi immaginare non avrei mai voluto scrivere questa pagina, ad ogni modo e 'a nostro maggior dispetto', come dice River, scriverla o meno non avrebbe fatto alcuna differenza. I dialoghi interiori...non siamo fatti d'altro.

    RispondiElimina

Adoro lo scambio di opinioni e i commenti mi fanno molto piacere ma se stai scrivendo qualcosa che riterrò offensivo o di cattivo gusto allora il commento non avrà risposta e sarà cancellato.
Per evitare spam la moderazione è attiva solo per post pubblicati da più di 30 giorni.