La parola efficienza è il mito di una società - o civiltà della tecnica - assuefatta alla menzogna e all'autoinganno. Il termine si declina in molti modi e sue varianti sono la produttività, la competitività - tutti termini usati con frequenza proporzionalmente inversa alla loro forza esplicativa.
In sè il concetto di efficienza è bellissimo, come al solito è l'uso che se ne fa che lo rende sospetto. Naturalmente la sua definizione varia in relazione al campo di applicazione ma in buona sostanza è un rapporto tra una produzione e le risorse utilizzate, siano queste risorse il tempo, o il denaro o che altro serve per la produzione. Insomma si dice che una produzione è efficiente quando comporta il minimo utilizzo di tempo, di energia, di risorse. Date queste premesse, come non essere contenti di perseguire l'efficienza? Sarebbe una bestemmia, e infatti ci vuole un blasfemo per avanzare qualche perplessità! Perplessità sull'uso spudoratamente strumentale - e idiota - del termine, sia chiaro.
Il bellissimo concetto di efficienza resta bellissimo quando si considerano attentamente le grandezze da cui deriva proprio perché si tratta di un rapporto. E' proprio questa caratteristica che, se trascurata, rappresenta il vizio del concetto. Io non ho nulla in contrario all'incremento dell'efficienza nell'utilizzo di energia o nelle attività economiche, anzi sono convinto che gli sprechi vadano ridotti al minimo, ma quello che non sopporto è quando ci si riempie la bocca di questo nuovo Dio senza considerare che in natura i rapporti non esistono, esistono solo gli "oggetti" che noi mettiamo in rapporto e guarda caso questi oggetti presentano soglie, limiti, capacità portanti; gli oggetti in natura sono de-limitati, possono temporaneamente non apparire tali ma solo temporaneamente. Il rapporto invece è un concetto matematico che ha la curiosa proprietà di celare quei limiti. Faccio un esempio, se cambio la mia vecchia auto che fa 12 km con un litro di benzina con una che ne fa 24 con lo stesso litro ho aumentato l'efficienza dei miei movimenti in auto ma se con la nuova auto faccio il doppio della strada che facevo prima consumerò la stessa quantità di carburante. L'efficienza non rivela che il consumo di carburante è rimasto uguale, né ne rivelerebbe gli aumenti, perché nel rapporto che la costituisce è aumentata sia la quantità di carburante sia la strada percorsa. Infatti, il problema è proprio questo, quando si fa un discorso di miglioramento dell'efficienza e, parallelamente, di incremento dei consumi nelle società obese è chiaro che siamo di fronte al tentativo disperato di conciliare una schizofrenia insanabile.
Benvengano i miglioramenti di efficienza che sono assolutamente da perseguire ma che non siano una sorta di meccanismo di rimozione di ciò che proprio non ci entra nella testa: in natura si ha a che fare con grandezze finite e metterle in rapporto non le rende illimitate. E' vero che in natura si hanno grandezze che sono in relazione tra loro ma questo non è da confondere con il rapporto che è un'operazione mentale.
L'efficienza non può migliorare all'infinito, non nel mondo reale. Il rapporto tra due grandezze non può prescindere dalla natura delle grandezze e invece è proprio questo che si fa quando si parla di efficienza.
Volendo fare un altro esempio su una variante del termine efficienza, pensate a quando si parla di produttività, questa non è altro che la quantità di beni prodotti per unità di tempo impiegato a produrli. Se nella stessa unità di tempo si producono più beni la produttività aumenta. Per quanto si possano immaginare dei margini per aumentare la produttività mi riesce difficile pensare che questo rapporto possa aumentare indefinitamente, e infatti sono convinto che non sia possibile eppure ci sono numerose strategie perché la produttività aumenti in maniera considerevole e da questo punto di vista il mondo imprenditoriale è ricco di idee! Ai tempi di Marx si pensava al miglioramento tecnologico che permetteva di far fare alle macchine il lavoro degli operai, oggi che la crisi incombe si imboccano altre strade. Un modo per esempio è quello di far scrivere un "accordo"* ai dirigenti di una fabbrica automobilistica, per assurdo si potrebbe pensare alla Fiat di Marchionne, un accordo che preveda "l'utilizzo di 18 turni settimanali, ma anche 120 ore di straordinario obbligatorio (solo 40 nel contratto), la riduzione delle pause sulle catene da 40 a 30 minuti, la possibilità per l'azienda di «comandare» lo straordinario anche durante la mezz'ora di pausa mensa; di poter recuperare i ritardi di produzione anche se dovuti a problemi di forniture; di non pagare la malattia quando si supera una certa soglia «media» di assenze tra tutti i lavoratori. In più, deroghe al contratto nazionale, ma anche alla legge." (leggi qui) Infine, si dice che se gli operai non sono disposti ad accettare queste condizioni la fabbrica chiude perché "delocalizza" e se ne va a produrre dove la manodopera costa quattro soldi e rivende le auto prodotte dove costano care perché quei pezzenti che le producono non possono permettersele. E' il mercato globalizzato, bellezza! A questo punto l'operaio capisce di essere con l'acqua alla gola perché rischia di perdere il lavoro e accetta l'accordo e se un sindacato, mettiamo per ipotesi la Fiom-Cgil, si rifiuta di firmare quel sindacato diventerà bersaglio dell'ira dell'operaio. Con il tempo, anche quel sindacato arriverà a più miti consigli. Risultato: la produttività aumenta e ci siamo tolti dalle palle la seccante dialettica tra le parti sociali!
Come vedete, nonostante le mie dannate perplessità, le strategie per aumentare la produttività non mancano, basta avere chiaro in testa l'obiettivo da raggiungere senza farsi sviare da sviolinate vecchio stile che ormai non incantano più nessuno. I sindacati del futuro, poniamo sempre per ipotesi Uil, Cisl e Ugl, queste cose le hanno capite e non stanno lì a sottilizzare creando conflitti tra i lavoratori e con il governo; questi sindacati non stanno lì a sindacare sulle proposte delle aziende o del governo, loro gli accordi li firmano, se sono accordi devono essere per forza buoni!
C'è chi pensa che il rapporto tra questi sindacati e il governo sia malsano, una sorta di prostituzione da alto bordello, ma sono i soliti disfattisti ancorati a valori ormai scaduti.
* Se non sei uno stupratore della lingua non usi la parola accordo prima che l’accordo ci sia, usi le parole proposta, trattativa, negoziato, vertenza che lasciano intendere un processo in itinere per trovare un accordo. L'accordo viene dopo essere giunti ad un accordo.
Ennesimo caso di stupro in branco della lingua.
che dici proviamo a raccogliere tutti i casi di stupro della lingua e vediamo se il materiale è sufficiente per un nuovo vocabolario della lingua italiota... italiota potrebbe essere più adatto di italiana, così evitiamo di far confusione.
RispondiEliminaintanto grazie per il tuo commento. E' una bella idea, come puoi vedere dai post raccolti con l'etichetta 'linguaggio' mi ha sfiorato molte volte. Quando cominciamo? ;-)
RispondiElimina