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venerdì 11 giugno 2010

Fogli di poesia

Ieri passeggiando per Roma con alcuni amici ho incontrato un signore piuttosto trasandato vicino alla statua del Pasquino...per farmi capire dovrei dire un barbone ma, che io ricordi, non aveva la barba lunga! Quel signore mi ha parlato di un notariato dove periodicamente deposita le sue poesie, il notariato è al Borghetto Flaminio e mi ha detto che lì un notaio è autorizzato a dare i suoi componimenti a chi andasse a chiederli. Aveva un foglio con una sua poesia in mano e me lo ha dato per pochi spiccioli. Non mi ha fornito indicazioni precise sull'indirizzo del notariato ma mi ha assicurato che chiedendo in giro non dovrebbe essere difficile trovarlo.
Per invitare quanti volessero recarsi al notariato per rilevare quelle poesie riporto la poesia in romanesco che mi è stata donata.

La voce romana

Un tipo se stava a divertì
a scombinà tutto a la riversa
fosse l'interpretazione sua de na controversia
quanno immantinente 'n mezzo ar pubblico
se fece avanti 'n giudizio
mo rimetti tutto a posto:
defilato non ne volle più sapere.


Forse questi versi non saranno entusiasmanti ma a me piacciono e mi piaceva soprattutto ascoltare quel signore mentre parlava di un notariato molto importante che nella mia mente assumeva i contorni del castello di Kafka. Mi piaceva che quel signore fosse lì, con il suo foglietto, con una poesia che aveva composto per essere venduta per pochi spiccioli.

Questo episodio mi ha fatto ricordare qualcosa avvenuta molti anni fa. Nel 1987, quando ero appena iscritto all'Università, tra noi giovani matricole si parlava di un tipo strano che vendeva le sue poesie per cento lire agli angoli delle strade di Lecce. Si diceva fosse balbuziente ed era facile incontrarlo sulle scale dell'ateneo, a pochi passi da Porta Napoli. Qualcuno diceva fosse molto bravo, altri pensavano fosse solo un contadino un po' sciroccato. Io passavo tutte le mattine per l'ateneo per andare a prendere il pulman che mi portava a Villa Tresca, dove si tenevano le lezioni ma non ho mai avuto la fortuna di incontrare quel tipo strano.
Quel tipo strano di cui parlavamo, giovani e ignoranti come pecore, era Antonio Leonardo Verri, un poeta e romanziere che ha animato la vita letteraria della provincia di Lecce dalla fine degli anni '70.
Adesso che so chi era quel tipo strano non è più possibile incontrarlo mentre distribuisce le sue poesie per le strade di Lecce per cento lire perché nel 1993 un incidente stradale lo ha portato via prima che riuscisse a chiudere il mondo in un libro.

Antonio Leonardo Verri

Cominciate, poeti, a spedire fogli di poesia
ai politici, gabellieri d'allegria,
a chi ha perso l'aria di studente spaesato
a chi ha svenduto lo stupore di un tempo
le ribalte del non previsto,
ai sindacalisti, ai capitani d'industria
ai capitani di qualcosa,
usate la loro stessa lingua
non pensate, promettete
..."disarmateli" se potete!

(al diavolo le eccedenze, poeti
le care eccedenze, le assenze anche,
i passeri di tristezza, i rapimenti
i pendoli fermi, i voli mozzi, i sigilli
le care figure accostate al silenzio
gli addentellati, i germogli, gli abbagli ...
al diavolo, al diavolo ...)

Disprezzate i nuovi eroi, poeti
cacciateli nelle secche del mio gazebo oblungo
(ricco di umori malandrini, così ben fatto!)
fatevi anche voi un gazebo oblungo
chiudeteci le loro parole di merda
i loro umori, i loro figli, il denaro
il broncio delle loro donne, le loro albe livide.

Spedite fogli di poesia, poeti
dateli in cambio di poche lire
insultate il damerino, l'accademico borioso
la distinzione delle sue idee
la sua lunga morte,
fatevi poi dare un teatro, un qualcosa
raccontateci le cose più idiote
svestitevi, ubriacatevi, pisciate all'angolo del locale
combinate poi anche voi un manifesto
cannibale nell'oscurità
riparlate di morte, dite delle baracche
schiacciate dal cielo torvo, delle parole di Picabia
delle rose del Sud, della Lucerna di Jacca
della marza per l'innesto
della tramontana greca che viene dalla Russia
del gallipolino piovoso (angolo di Sternatia)
dell’osteria di De Candia (consacratela a qualcosa!).

Osteggiate i Capitoli Metropolitani, poeti
i vizi del culto, le dame in veletta, "i venditori di tappeti"
i direttori che si stupiscono, i direttori di qualcosa,
i burocrati, i falsi meridionalisti
(e un po' anche i veri) i surrogati
le menzogne vendute in codici, l'urgenza dei giorni sfatti,
non alzatevi in piedi per nessuno, poeti
...se mai adorate la madre e il miglio stompato
le rabbie solitarie, le pratiche di rivolta, il pane.
Ecco. Fate solo quel che v'incanta!
Fate fogli di poesia, poeti
vendeteli e poi ricominciate.

Fatevi disprezzare, dissentite quanto potete
fatevi un gazebo oblungo, amate
gli sciocchi artisti beoni, i buffoni
le loro rivolte senza senso
le tenerezze di morte, i cieli di prugna
le assolutezze, i desideri da violare, le risorse del corpo
i misteri di donna Catena.
Fate fogli di poesia, poeti
vendeteli per poche lire!


Antonio Leonardo Verri (Caprarica di Lecce, 22 febbraio 1949 – 9 maggio 1993)

9 commenti:

  1. Quasi in tutte le città esiste un personaggio simile a quello che raffiguri in questo bozzetto. Li accomuna la figura a mezzo fra clochard e poeta, fra sano di mente e "squilibrato", fra furbo ricettatore di elemosine e ingenua simostrazione del fallimento di ogni idealismo. Ma del resto i poeti che cosa sono se non tutte queste cose messe insieme?
    Che si possa vivere vendendo poesie per pochi spiccioli questo è il più roseo futuro per gli intransigenti. Chi sogna allori e emolumenti, probabilmente, non ha ancora aperto gli occhi alla realtà in cui vive.
    Vive di sogni.... da buon poeta. :))

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  2. ... e comunque nella poesia c'era scritto immantinente non immanentemente!!

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  3. Gentilissimo Barbone-sbarbato chiedo umilmente scusa se ho urtato la sua sensibilità ma non si è trattato di un errore di trascrizione dei suoi versi, ho gelosamente conservato il foglio che lei mi ha dato ed ho verificato che la parola è proprio quella che ho scritto, se lo ritiene opportuno cambierò l'avverbio ma non credo ci siano difficoltà che venga letto con licenza poetica.
    Attendo indicazioni.

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  4. Indicazioni ricevute e avverbio cambiato. Grazie per la segnalazione.

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  5. Nel mio paese si chiamava Lorenzo e non chiedeva soldi...Che io ricordi in realtà non raccontava poesie ma raccontava la vita. Io ero troppo piccolo per capire ciò che diceva (8-9 anni)ma mi ricordo che tutti lo prendevano in giro dicendo che fosse fuori di testa e lui con un sorriso e senza mai rabbia alcuna rispondeva:"Un giorno vedremo chi ha ragione.....adesso ridi pure ma un giorno....". Per quanto possa sforzarmi non riesco a ricordare molto ....però da qualunque discorso partisse alla fine arrivava sempre a parlar male dei preti. Molti anni dopo (ormai lui era morto) ho scoperto parlando con alcuni paesani che si vociferava fosse diventato così perchè da piccolo era stato in collegio e che avesse subito violenze.....
    Mi è venuto in mente mentre leggevo questo post e ho pensato di dedicare due righe per ricordare "Lorenzo"

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  6. Vito hai fatto bene a dedicare queste righe a Lorenzo, queste persone meritano di essere ricordate perché sono l'anima strorica dei posti in cui vivono, siano poeti o cantastorie, dotti o analfabeti, tutti quanti sono la storia anche per chi ride di loro (per non ridere di sè stesso). Si potrebbe pensare ad un giro per i paesini d'Italia attraverso le memorie di queste persone, una sorta di storia minore delle genti come fa già da tempo Ascanio Celestini.

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  7. ... e comunque io non ti ho venduto i miei versi e non giro trasandato, quando ci siamo incontrati avevo anche la giacca!

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  8. e dai non essere permaloso! Ascolta, considerando come vado in giro io quando uso il termine 'trasandato' non è certo per offendere! Sui versi venduti poi, ok, me l'hai donati, però adesso facciamo pace eh!

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  9. mah! non lo so...mi sembri poco affidabile, cambi gli avverbi delle poesie anche se la trascrizione iniziale era fedele all'originale... ci devo pensare...

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