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sabato 22 maggio 2010

Scoppio ritardato

So benissimo che internet è il posto dove tutto si consuma in tempo reale e che un post, se tratta di notizie, deve essere scritto a caldo ma io sono un blogger "mio generis" quindi me ne infischio dei tempi e sulle cose che rimugino scrivo quando mi pare, anche in ritardo.
Giovedì scorso è andato in onda AnnoZero di Santoro. Il titolo, appropriatissimo, era "Peccati e reati" e trattava dei casi di pedofilia nella Chiesa e della copertura che i preti pedofili hanno avuto e continuano ad avere da parte della gerarchia vaticana. Trovo molto importante la distinzione tra peccato e reato. Santoro ha detto che il reato è un fatto pubblico e se ne deve parlare mentre il peccato è un fatto privato. A grandi linee si può concordare su questo rilievo anche se non credo che la distinzione possa esaurirsi così facilmente, ma non è questo il punto. Storicamente le due sfere non possono considerarsi reciprocamente impermeabili, almeno in Occidente, ed una delle conquiste della laicità di matrice illuminista è stata proprio la separazione dei due ambiti, conquista che non può dirsi mai del tutto compiuta. Una discussione sulla distinzione tra peccato e reato ci porterebbe molto lontano ma rimanendo al tema della trasmissione siamo pronti ad ammettere, spero, che la pedofilia è senza ombra di dubbio un reato, per tutta una serie di motivi ma fondamentalmente perché comporta la sopraffazione fisica e psicologica di un soggetto la cui condizione di immaturità non consente di effettuare una scelta responsabile. Insomma, chiamando le cose con il loro nome, la pedofilia è violenza carnale sui bambini. Quando si parla di pedofilia si parla di stupratori, che di mestiere facciano il prete o altro la sostanza del reato non cambia né dovrebbe cambiare la pena prevista - sebbene un simile reato è ancor più riprovevole se commesso da un uomo che si richiama ad un messaggio di amore.
E' noto che i reati sono associati a delle pene - Dei delitti e delle pene, scriveva il Beccaria - e che l'associazione avviene a livello individuale, ovvero la responsabilità penale è ricondotta ad un soggetto e la pena è ascritta al soggetto. Questo è un passaggio fondamentale della storia umana, ovvero il riconoscimento che la responsabilità penale di un reato è personale, individuale e non appartiene invece al gruppo, al ceto o alla razza come nelle culture primitive.
Ora, a quanto sembra, di questa notizia, della responsabilità penale individuale, non sono stati informati tutti gli imbecilli xenofobi e razzisti - come quelli della Lega, per intendersi - e Antonio Socci (Quelli della Lega non sono stati neanche informati che il reato viene prima della pena ma si tratta di casi disperati!). Il Socci dolente si è lanciato in una accalorata difesa dell'operato di tanti sacerdoti nel mondo ed ha evocato l'ombra del demonio sulla Chiesa mostrando di non conoscere il principio della responsabilità individuale dei reati e neanche la distinzione tra peccati e reati. Per la verità la distinzione non l'ha capita neanche Benedetto XVI quando, nonostante abbia apprezzabilmente detto che il perdono non si sostituisce alla giustizia, si è penosamente appellato al segreto di Fatima sui peccati nella Chiesa, ma lasciamo perdere le invocazioni del peccato e del demonio e rimaniamo al reato. Dopo tutto il Socci afflitto potrebbe essere una delle tante manifestazioni dell'efficacia del potere pastorale di cui ha scritto Michel Foucault (leggi questo sito), solo che nel caso di Socci la metafora del pastore che guida il gregge andrebbe estesa con quella della pecora che difende il pastore!
Lasciando perdere il peccato si parla di responsabilità individuali connesse ad atti delittuosi e di questo mi pare parlasse la trasmissione di Santoro, nessuno giovedì sera voleva mettere in discussione il ruolo caritativo della Chiesa e nessuno l'ha fatto, anzi quel ruolo è stato più volte invocato ma quei richiami il Socci piangente non coglieva.
In trasmissione si è detto della lettera di Benedetto XVI alla Chiesa d'Irlanda e del nuovo atteggiamento del Vaticano nei confronti della pedofilia, si è detto dell'incontro con le vittime a Malta, si è detto tutto o quasi. Quello che infatti non mi quadra è come mai non sia stata per niente sollevata una questione centrale, quella del "secretum pontificium" emanato dal cardinale Ratzinger nel 2001 quando era prefetto della Congregazione per la dottrina della fede e il pontefice era Giovanni Paolo II. Quel documento avocava al Tribunale apostolico della Congregazione per la dottrina della fedela tutta una serie di delitti religiosi considerati di particolare gravità, i delitti andavano dalla profanazione delle specie consacrate alla simulazione liturgica, dalla concelebrazione del sacrificio eucaristico con ministri di comunità ecclesiali che non hanno la successione apostolica alla violenza carnale con un minore al di sotto dei 18 anni di età. Tutti quei delitti dovevano essere soggetti al segreto pontificio.
Il secretum pontificium è un giuramento fatto nelle mani del papa e quel tipo di documento è un atto formale di particolare rilievo nella gerarchia normativa vaticana ed è ancora in vigore, per cui come si concilia con la lettera inviata alla Chiesa d'Irlanda che non ha la stessa valenza normativa? Inoltre, non si è fatto alcun cenno al penoso episodio della pubblicazione da parte del Vaticano delle linee guida contraffatte sul comportamento da tenere nei casi di pedofilia. Le linee guida sono state pubblicate online sul sito ufficiale del Vaticano lunedì 12 aprile scorso, e presentate da padre Lombardi, direttore della sala stampa della Santa Sede, come disposizioni diffuse dal 2003. Il fatto increscioso è che al responsabile dell'agenzia internazionale “Associated Press”, Victor Simpson, che chiedeva informazioni sulla posizione della Chiesa in fatto di pedofilia, padre Lombardi aveva inviato tre giorni prima un documento in inglese identico a quello messo online, tranne una frase chiave che non compariva e che evidentemente è stata aggiunta successivamente. La frase era “Va sempre dato seguito alle disposizioni della legge civile per quanto riguarda il deferimento di crimini alle autorità preposte” che peraltro entra in conflitto con il secretum pontificium ancora vigente.
Quindi tornando alla faccenda dei reati e della responsabilità individuale la domanda che si pone è se Karol Wojtyla e Joseph Ratzinger siano o no responsabili di reati come connivenza, favoreggiamento o complicità per aver coperto e protetto dei soggetti che hanno abusato di bambini. AnnoZero ha fatto intendere chiaramente la domanda ma su molti aspetti ha preferito o ha dovuto tacere e me ne dispiace, ma in un paese a libertà vigilata una trasmissione televisiva come quella di Santoro è una boccata d'aria, quell'aria di cui parlava Piero Calamandrei quando diceva "la libertà è come l’aria: ci si accorge di quanto vale quando comincia a mancare" (ascolta quel discorso qui). La trasmissione ha sicuramente permesso a molti di farsi un'idea della faccenda. (Un approfondimento è disponibile sul sito di Micromega: La Chiesa e lo scandalo pedofilia)

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Per chiudere riporto alcuni brani di un libro molto diffuso fino a qualche tempo fa che trovo molto significativo per la faccenda di cui si discute.

1In quel momento i discepoli si avvicinarono a Gesù dicendo: “Chi dunque è il più grande nel regno dei cieli?”. 2Allora Gesù chiamò a sé un bambino, lo pose in mezzo a loro e disse: 3“In verità vi dico: se non vi convertirete e non diventerete come i bambini, non entrerete nel regno dei cieli. 4Perciò chiunque diventerà piccolo come questo bambino, sarà il più grande nel regno dei cieli.
5E chi accoglie anche uno solo di questi bambini in nome mio, accoglie me.
6Chi invece scandalizza anche uno solo di questi piccoli che credono in me, sarebbe meglio per lui che gli fosse appesa al collo una macina girata da asino, e fosse gettato negli abissi del mare. 7Guai al mondo per gli scandali! È inevitabile che avvengano scandali, ma guai all’uomo per colpa del quale avviene lo scandalo!
8Se la tua mano o il tuo piede ti è occasione di scandalo, taglialo e gettalo via da te; è meglio per te entrare nella vita monco o zoppo, che avere due mani o due piedi ed essere gettato nel fuoco eterno. 9E se il tuo occhio ti è occasione di scandalo, cavalo e gettalo via da te; è meglio per te entrare nella vita con un occhio solo, che avere due occhi ed essere gettato nella Geenna del fuoco.
10Guardatevi dal disprezzare uno solo di questi piccoli, perché vi dico che i loro angeli nel cielo vedono sempre la faccia del Padre mio che è nei cieli. [11È venuto infatti il Figlio dell’uomo a salvare ciò che era perduto.]

Il Vangelo secondo Matteo 18, 1-11.

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A questo punto non vorrei essere blasfemo pensando a quale parte del corpo andrebbe tagliata e gettata via pur di entrare nel regno dei cieli quando lo scandalo è l'abuso sessuale di minori.

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