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giovedì 29 aprile 2010

Paradossi?

Paradossi di natura, tratto dal sito di Le Scienze (Da Mente&Cervello, maggio 2010, n. 65)

«I comportamenti umani sono pieni di contraddizioni, più vicini al paradosso che alla logica. E la razionalità viene usata molto più spesso per giustificare i propri comportamenti che per guidarli. Marta Erba

L’uomo è un animale razionale? Rispetto a quella di Aristotele, desta meno problemi la definizione di Platone, che si limitava a dire che «l’uomo è un bipede implume». Che l’agire dell’uomo sia improntato alla razionalità è invece un’affermazione ben più azzardata, messa in discussione da generazioni di psicologi e psicoanalisti, e ultimamente anche neuroscienziati.
I tipici comportamenti umani sembrano troppo spesso pieni di contraddizioni, e più vicini al paradosso – inteso come coesistenza di realtà opposte e apparentemente inconciliabili – che alla logica. Secondo Anna Freud, figlia di Sigmund, la razionalità è più spesso usata per giustificare i propri comportamenti – per nulla razionali – anziché per guidarli: la psicoanalista sosteneva infatti che la «razionalizzazione» fosse un meccanismo di difesa evoluto, adottato per renderci accettabili atteggiamenti, idee e sentimenti di cui non siamo in grado di riconoscere, o non vogliamo accettare, le reali motivazioni.»

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D. Hume, Trattato sulla natura umana, 1739-1740

«Non c’è nulla di più comune in filosofia, e anche nella vita quotidiana, che parlare del conflitto tra passione e ragione per dare la palma alla ragione, e per affermare che gli uomini sono virtuosi solo nella misura in cui obbediscono ai suoi comandi. Si sostiene che ogni creatura razionale ha l’obbligo di regolare le proprie azioni secondo i dettami della ragione, e che nel caso in cui ci sia qualche altro motivo o principio che pretenda di determinare la sua condotta, deve opporsi a esso finché non sia completamente domato o almeno conciliato con quel principio superiore. La maggior parte della filosofia morale, antica e moderna, sembra fondarsi su questo modo di pensare; e non c’è nulla che offra maggior spazio sia alle disquisizioni metafisiche, come alle declamazioni popolari, quanto questa presunta superiorità della ragione sulla passione. Si sono poste nella miglior luce l’eternità, l’invariabilità e l’origine divina della prima; mentre si è continuamente insistito sulla cecità, incostanza e falsità della seconda. Per dimostrare come tutta questa filosofia sia erronea, cercherò di dimostrare in primo luogo che la ragione, da sola, non può mai essere motivo di una qualsiasi azione della volontà; e in secondo luogo che la ragione non può mai contrapporsi alla passione nella guida della volontà.
[...] Ma se la ragione non ha questa influenza originaria è impossibile che possa ostacolare un principio che invece possiede tale capacità, o che riesca a fare esitare la nostra mente sia pure per un attimo. Risulta quindi chiaro che il principio che si contrappone alla passione non può coincidere con la ragione e solo impropriamente lo si chiama così. Non parliamo né con rigore né filosoficamente quando parliamo di una lotta tra la passione e la ragione. La ragione è, e può solo essere, schiava delle passioni e non può rivendicare in nessun caso una funzione diversa da quella di servire e obbedire a esse

D. Hume, Opere, Laterza, 1971, vol. I, pp. 433-436.

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Quelle che Hume chiamava passioni oggi vengono chiamate emozioni, e il loro primato sulla ragione, lungi dal concedere spazio ad approcci "irrazionalisti", comincia ad avere l'attenzione che merita da parte della scienza oltre che della filosofia. Sono sempre più numerose le testimonianze che le aree più profonde del nostro cervello (che presiedono gli stati emotivi) vengono coinvolte prima delle aree neocorticali (che presiedono l'elaborazione razionale) nella formazione di un giudizio, soprattutto quando si tratta di un giudizio di natura morale. Le tecniche di neuroimaging mostrano che nella formulazione di un giudizio morale l'attività razionale si presenta alla mente successivamente, solo dopo che i giudizi morali sono stati conseguiti sulla base di intuizioni rapide e automatiche. Un intervento quasi sempre post hoc, una sorta di giustificazione per le decisioni prese. Come afferma il primatologo de Waal nel suo bellissimo libro Primati e filosofi. Evoluzione e moralità, «La nostra tanto decantata razionalità è in parte un'illusione» (p. 213).

Letteratura minima
A. Damasio, L'errore di Cartesio. Emozione, ragione e cervello umano. Adelphi, 1995.
A. Damasio, Alla ricerca di Spinoza. Emozioni, sentimenti e cervello. Adelphi, 2003.
R. Bodei, Geometria delle passioni. Paura, speranza, felicità: filosofia e uso politico. Feltrinelli, 2003.
M.C. Nussbaum, L’intelligenza delle emozioni. il Mulino, 2004.
F. de Waal, La scimmia che siamo. Il passato e il futuro della natura umana. Garzanti, 2006.
F. de Waal, Primati e filosofi. Evoluzione e moralità. Garzanti, 2008.

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