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mercoledì 16 dicembre 2009

Il clima

Qualche giorno fa Berlusconi è stato seriamente ferito al volto dal lancio di un oggetto da parte di un uomo che sembra soffrire di turbe psichiche. Gesto detestabile, certo. Gesto da condannare, senza ombra del minimo dubbio. Tralasciando ogni tentativo di strumentalizzazione politica del gesto di un folle, sulla quale sono già in molti ad esercitarsi, resta valida la riflessione sul cosiddetto ‘clima’ che ha fatto da contesto a questa drammatica vicenda. Riflessione necessaria non per il fatto in sé ma perché il vero rischio da scongiurare è che il gesto isolato di un folle trovi terreno nel tessuto sociale arrivando a far parte dello ‘strumentario’ della politica, facendo perdere a questo Paese quello che di civile gli è rimasto e facendolo ritornare indietro nel tempo, decisamente più indietro di quanto già non sia.

Il clima si diceva. Il clima è quello di una trasmissione televisiva chiassosa dove partecipano urlatori di professione, gente addestrata ad interrompere i propri interlocutori, abituata a coprire la voce degli altri, maleducati in giacca e cravatta che fanno dello sberleffo delle opinioni altrui uno stile di vita. Il clima è quello dello svilimento dei poteri dello Stato, di chi dice che il Presidente della Repubblica dorme e di chi dice che ha dato assicurazione di influire sulle decisioni della Corte Costituzionale, delle leggi fatte troppo in fretta e per scopi personali, dello scontro tra le istituzioni, il clima di chi ignora che un paese si governa sub lege e che il consenso popolare non è il nulla osta a qualsiasi azione legislativa. E’ il clima del culto della personalità, dell’insulto agli oppositori politici, di chi arringa un teatro contro una “elite di merda” e dice che “vada a morire ammazzata la sinistra che prepara il colpo di stato”, è il clima di chi infanga la pubblica amministrazione per ricevere facili applausi, è il clima del linguaggio svilito dei suoi criteri di verificabilità, delle regole comuni vilipese e violentate, della cosa pubblica denigrata al servizio della cosa privata, delle minoranze offese e del razzismo strisciante, il clima di chi porta a spasso un maiale nei luoghi destinati alla costruzione di una moschea, di chi inaugura un presepe e lo usa come una clava ideologica nei confronti delle altre culture. E’ il clima di chi concepisce la parola Imam come un’accusa da rivolgere ad un vescovo che invoca il rispetto delle altre religioni, di chi festeggia il “White Christmas” cacciando via gli immigrati e di chi usa la bandiera italiana per “pulirsi il culo”. Il clima è quello dell’incompetenza che crea mostri giuridici che puniscono lo status di clandestinità invece dell’azione di reato, di chi ignora i principi fondamentali della Carta Costituzionale e scrive leggi ignobili che non possono passare il vaglio della Consulta, è il clima di chi accusa il Presidente della Repubblica e la Corte Costituzionale di parteggiare per una parte politica. Il clima è quello di chi consiglia le stampelle ad una centenaria, di chi dice che le persone di questo paese sono “coglioni” se votano per l’altra parte politica, è il clima di chi stappa spumante e si ingozza di mortadella sugli scranni del Parlamento, di chi dice che le persone “possono morire” purché si lasci il crocifisso nelle scuole, è il clima di chi è disposto a far saltare centomila processi pur di fermare quelli a proprio carico. E’ il clima di chi pensa che il potere permette di fare tutto e garantisce l’immunità per ogni propria azione, di chi paragona lo Stato ad una azienda e di chi offende i colleghi europei chiamandoli kapò. E’ il clima di chi pubblica in prima pagina la parola “minchiate”, di chi cerca il bagno di folla per la propria esaltazione, di chi dice che i giudici sono “persone mentalmente disturbate”, di chi ha emesso un editto bulgaro per poi negarlo infangando la memoria di un defunto, di chi dice che la mafia è un fenomeno contenuto in nome del made in Italy. Il clima è quello della volgarità di chi fa della virilità e del giovanilismo la propria cifra stilistica e del gallismo il vessillo del proprio pensiero, di chi abusa degli strumenti legislativi d’urgenza e svilisce il dibattito parlamentare con la fiducia pur disponendo di una solida maggioranza. Il clima è quello di chi disegna biancheria intima ai consessi europei e usa il palco internazionale per accusare i garanti della Costituzione di intralciare il governo del Paese. Il clima è quello dei complimenti del capo del Governo italiano ai dittatori degli altri paesi, degli incidenti diplomatici con il re di Giordania per superficialità e maleducazione, è il clima delle ronde di esaltati e della polizia senza benzina nelle auto, degli straordinari non pagati a poliziotti e carabinieri, dei condoni edilizi e delle sanatorie fiscali, della scuola pubblica defraudata del suo ruolo pedagogico a favore della scuola privata, di una giustizia offesa e disarmata, delle prescrizioni sbandierate per assoluzioni e della paura svenduta per sicurezza, è il clima di chi usa questo drammatico evento per zittire l’opposizione e il dissenso, per prolungare lo scudo fiscale, è il clima degli imbecilli che sul web inneggiano al feritore e che invocano la morte di Berlusconi. E’ il clima di un linguaggio avvilito e violentato che ha dimenticato i suoi contenuti e la sua forma trasformando la dialettica politica in zuffa da pollaio e la partecipazione democratica in scontro tra tifoserie.
Non sarà con le finanziarie che si potrà risanare questo clima e se il clima conta per quello che è successo a Milano, Berlusconi ne è artefice e vittima. Il clima non giustifica un gesto violento ma ne costituisce la cornice e, come si dice dalle mie parti, se semini vento raccoglierai tempesta.

In questo clima, pur senza fare abuso della parola ‘solidarietà’, ripeto con fermezza la mia condanna per il gesto violento e auguro a Berlusconi che guarisca presto e completamente ma soprattutto auguro che questo paese prenda in cura un linguaggio offeso e morente e ricordi almeno le regole basilari dell’educazione e del confronto politico. Per questo mi auguro anche che Berlusconi si dimetta, perché lo ritengo privo del minimo senso dello Stato necessario per ricoprire il ruolo di capo del Governo e perché lo ritengo incapace di creare un clima di serenità in cui governare nel rispetto delle regole costituzionali. Ma che si dimetta o no, questo paese potrà uscire dal cosiddetto berlusconismo solo percorrendo le strade che rispettano le regole fondamentali della democrazia, strade lente, polverose, strade faticose in cui poter sostare ai bordi per guardare bene il paesaggio.
Non ci sono altre strade.

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