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martedì 8 settembre 2009

Destra e sinistra

Feltri chiede "dove vuole arrivare il 'compagno' Fini".
E' evidente che l'articolo sia dettato da un'acredine che nel PdL monta in proporzione alle psicosi di una leadership traballante ma è altrettanto evidente che tanto a destra quanto a sinistra ci sia gente di destra e gente di sinistra, poi c'è chi vota una certa destra e chi vota una certa sinistra, senza magari interrogarsi troppo su questi concetti. Non faccio molta fatica a supporre la categoria cui appartiene Feltri.

Non sta a me chiarire la diade destra-sinistra, non ho né il tempo né la voglia. Diverso tempo fa un maestro come Bobbio scrisse un libro molto chiaro al riguardo, si chiamava Destra e Sinistra. Ragioni e significati di una distinzione politica (Donzelli Editore, 1994). Il libro è di piacevole lettura e anche un direttore di Giornale può leggerlo senza sottrarre molto tempo ai suoi impegni.
Bobbio poneva l'accento su un differente approccio al principio di uguaglianza: "E’ il diverso atteggiamento che gli uomini viventi in società assumono di fronte all’ideale dell’uguaglianza, che è, insieme a quello della libertà e a quello della pace, uno dei fini ultimi che si propongono di raggiungere e per i quali sono disposti a battersi", pag. 71 [...] "sinistra e destra, da un lato il popolo di chi ritiene che gli uomini siano più uguali che diseguali, dall’altro il popolo di chi ritiene che siano più diseguali che uguali", pag. 74-75. Intorno a questi principi cardine ruotano le modalità di concepire l'individuo e la collettività, le modalità dell'azione economica, il ruolo della tradizione o del mutamento e quello dell'appartenenza nazionale. Sia il cittadino di destra che di sinistra, a patto che non siano solo di quelli che votano a destra o a sinistra, devono condividere un contesto istituzionale all'interno del quale muoversi secondo le loro precipue concezioni politiche.
A me sembra che Fini sia un uomo di destra, lo è sempre stato, continua ad esserlo. Quello che mi riesce tutt'ora incomprensibile è come un politico sottile come Fini abbia potuto mettersi al seguito di Berlusconi, forse è stato un disegno di lungo termine che infine lo vedrà alla guida della destra e forse alla presidenza della Repubblica, ma francamente, per quanto io sia consapevole della necessità di consensi che Berlusconi poteva catalizzare, mi risulta davvero indigesto il dubbio che un'alleanza in politica possa configurarsi come collusione ed il sostegno come favoreggiamento.
A mio modesto parere sembra che adesso Fini si muova in un contesto istituzionale e costituzionale che è lo spazio all'interno del quale le visioni di destra e di sinistra si possono esprimere, tutto qui! Distinzioni sottili, se si vuole, ma fondamentali per capire un'altra differenza importante, quella tra uomo di Stato e uomo di parte politica. Ma le differenze, si sa, le possiamo vedere solo se siamo stati educati a farlo, altrimenti fondiamo tutto in un calderone indistinto.
Sicuramente Fini ha fatto tanto per scrollare dalle spalle della destra italiana un passato ingombrante, ma definirlo compagno (e quindi di sinistra, secondo gli attuali disturbi ossessivo-compulsivi) può essere letto solo in due modi: un complimento per gli uomini di sinistra oppure un'ignoranza grossolana della diade destra-sinistra.
La seconda lettura è più che giustificata visto quello che si continua a chiamare destra in Italia da un po' di tempo. Per quanto riguarda poi quello che continuiamo a chiamare sinistra, ahimè, stendiamo una trapunta pietosa. Al riguardo consiglio, come programma per la sinistra, un libro che ho trovato straordinario: Sinistra senza sinistra. Idee plurali per uscire dall'angolo. Autori vari, Feltrinelli, 2008.

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