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sabato 6 giugno 2009

Increspature nel nulla ovvero il buon caffè

E' una giornata calda, il vento di scirocco non ha la forza di sollevare le onde nel mare e intorno a Castel dell'Ovo a Napoli si leva un'afa che toglie il respiro.
Le mura di tufo del castello si riflettono nell'acqua e la rendono ancora più immobile. Sembra quasi che il tempo si sia fermato in questa giornata di metà settembre. Nel castello c'è un bar, forse è stato aperto per l'occasione, nelle sale del castello c'è un congresso, forse il bar è sempre stato lì. Il bar è piccolo, si entra da una porticina con una tenda di strisce di plastica colorata, all'interno un bancone di un paio di metri, due tavoli, qualche sedia, un vecchio ventilatore che gira affannosamente per assolvere il disperato compito di raffrescare l'aria e una finestra aperta sul mare alle spalle del barista. Appena si entra nel bar, una volta scostate le strisce della tenda, si vede solo la luce diffusa di quella finestra aperta sul mare, per alcuni secondi non si distingue altro.
Nel bar non c'è nessuno, siamo io e il barista, un ragazzo che può avere la mia età, chiedo un caffè, mi siedo ad un tavolo per leggere qualche riga di un giornale spaginato. Mi piace il caffè e qui è davvero buono, non è un luogo comune che a Napoli il caffè sia buono. Lo gusto lentamente quando dalla porta fa capolino un signore anziano che dapprima guarda la finestra poi rivolge uno sguardo sorpreso e pieno di apprensione al barista, "Antò che fai?".
Il barista guarda il suo interlocutore, lo riconosce, gira la testa verso la finestra, si porta le mani al volto, "Gesù! Peppì c'hai ragione", fa due passi verso la finestra e tira a sé le imposte socchiudendole ma lasciando passare comunque un po' d'aria. Lancia una sguardo verso Peppino e con una espressione che cerca comprensione gli dice "L'aria oggi è pesante".
Peppino ciondola la testa, si avvicina, gira dietro il bancone e guardando la macchina del caffè misura la distanza dalla finestra, tira a sé le imposte della finestra chiudendole ancora un po' e rivolgendosi con tono paziente al ragazzo: "Lo so che oggi fa caldo ma se tieni la finestra così aperta il caffè si rovina. La macchina è troppo vicina alla finestra."
Antonio capisce perfettamente "Sei sicuro che così va bene?", l'altro, guardando un'altra volta la distanza che c'è tra la finestra e la macchina del caffè, risponde "Così va bene se non l'hai tenuta aperta per troppo tempo."

Assisto a tutta la scena mentre sorseggio il mio caffè, all'inizio non capisco cosa stia succedendo ma poi mi rendo conto che sono in una pagina scritta da Eduardo De Filippo. Posando la tazzina sul bancone chiedo a quei due personaggi cosa stessero facendo e Peppino "Eh, che sta succedendo? con una giornata così umida la miscela si rovina se la finestra sta completamente aperta e il caffè non viene bene, Antonio è giovane e certe cose ancora non le sa." Io gli rispondo sorridendo che il caffè che ho appena bevuto era davvero ottimo e, anzi, potevo dire sicuramente che era uno dei migliori che avessi mai bevuto eppure la finestra era spalancata sul mare quando il barista lo aveva preparato. Peppino mi guarda e con un sorriso lieve mi dice "Perché tu hai la stessa età di Antonio caro mio".

***

Questo episodio è accaduto tredici anni fa. Può sembrare solo un fatto curioso ma io lo ricordo con grande affetto, come si ricorda una pagina di un libro che ti ha cambiato la vita. Per il Signor Peppino il buon caffè doveva essere molto importante e la cura di ogni dettaglio era fondamentale per avere un aroma perfetto. Eduardo, mentre gustava il suo caffè, diceva che basta poco per rendere felice un uomo, aveva ragione, può bastare un buon caffè ma quello che ci rende davvero felici è una sorta di increspatura nel nulla che ci è dato vivere, non è poco. La nostra vita è tutta in quelle increspature nel nulla.
Ero a Napoli per partecipare al congresso, era un appuntamento importante - era un congresso di Ecologia. Sarebbe potuto essere un appuntamento decisivo per la mia carriera professionale, da allora di carriere ne ho cambiate tre o quattro e di quel giorno ricordo solo Peppino, Antonio e il caffè che probabilmente non ho mai bevuto.

3 commenti:

  1. Grazie. Mi hai commosso. Grazie. Luca

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  2. Grazie di avermelo suggerito, Antonio, è bellissimo...sono contenta di aver "messo su" facebook da qualche settimana per il semplice fatto di poter suggerire facilmente a decine di persone di leggere pagine come questa... :)

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  3. Sono contento ti piaccia e grazie per averlo suggerito ad altri...Facebook! ci ho giocato per un po', poi ho gettato via il giocattolo, non mi divertiva più.

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