Pagine

domenica 18 giugno 2023

I romani e la monnezza

Vi è in questa città una disposizione agli eventi che solo una valutazione superficiale chiamerebbe assuefazione, quando invece si tratta di un modo di accogliere ciò che accade e lo stato di cose che ne consegue in una dimensione che è altra dalla scala temporale e spaziale dello stesso evento, per andare a trovare più adeguata sistemazione in una dimensione storica, come si addice ad una città che è stata capitale del mondo, ha perduto il titolo per diventare capitale della cristianità e vive nella triste consapevolezza che se ha perduto il primo titolo non può perdere anche il secondo o qualunque altro titolo senza acquisirne un altro all'occorrenza, fosse anche della città più sporca del mondo civilizzato.

Il romano ha visto tutto, cesari, papi, lanzichenecchi, democristiani, missini. A tutti è sopravvissuto, tutto è passato con le acque limacciose del Tevere e la pazienza di un popolo che la vicinanza al potere ha vaccinato di ogni stato morboso che da questo può venire. È da diversi anni che Roma è soffocata dall'immondizia che ormai si scorgono qua e là installazioni che fanno il verso alla Venere degli stracci di Pistoletto rivendicando lungo le strade l'autenticità dell'evento "artistico" con la distratta disposizione dei rifiuti traboccanti i bidoni e la studiata diffusione di odori che impreziosiscono di sinestetiche sensazioni l'installazione visiva che se rimanesse solo questo sarebbe appunto meno verace, meno popolare! 

Seduta con vista, anonimo, 2023, Roma.
La monnezza a Roma è diventata cifra estetica e non da oggi. Negli anni Settanta un celebre personaggio cinematografico lo aveva già sancito fissando nel nome con cui veniva riconosciuto la sorgente poetica della sua ispirazione! Se voleva essere un omaggio al popolo, quale distanza da Rugantino. Quello di oggi è la continuazione, forse il completamento del discorso cominciato dal commissario Giraldi, o forse da questo solo riconosciuto, come di qualcosa che c'è nell'aria in attesa che venga colto.

Seduta con vista, anonimo, 2023, Roma.
È proprio vero, ci si abitua a tutto. Dobbiamo chiamarla assuefazione anche a costo di sembrare superficiali, perché lo status del romano non sia un alibi all'indifferenza se vivere in un luogo degno degli esseri umani o in un porcile. Del resto, a scavare bene, nelle parole c'è tutto e non è un caso se mondezza in italiano significa purezza e in romanesco è immondizia, per aferesi sillabale e del senso estetico e se è vero, ed è vero, che estetica ed etica non sono mai veramente distinguibili è chiaro che il taglio riguarda anche l'etica dei romani. La storia ci ha insegnato che in altre capitali ci si è assuefatti a eventi ben più tragici che hanno trasformato la coscienza di tutti. I romani di oggi, fortunatamente meno portati alla ferocia, sapranno accontentarsi della banalità del male di una città-porcile, ingannandosi che anche questo regno, per così dire, passerà senza alterare la coscienza storica della città. Il popolo sopravviverà come è sopravvissuto alle orde barbariche, cullandosi sul mito della città eterna. Continuerà a grufolare, pardon razzolare, pardon scorrazzare, per le vie della città come ha sempre fatto, tra un apericena e un mercato rionale.