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lunedì 28 marzo 2022

Si è fatto vecchio questo nostro mondo

Si è fatto vecchio questo nostro mondo,
a volte mi fermo a guardargli la bocca,
sorriso amaro di denti cariati,
dovremmo farlo tutti ogni tanto
e camminare all'indietro per sentirci meno sicuri,
ad ogni passo chiedere scusa ai fili d'erba e ai fiori.

Si è fatto vecchio questo nuovo mondo
e mastica a fatica cibo senza sapore,
cammina lento con le gambe rosso cupo,
segno che ha il fegato stanco.
Le tossine si accumulano nel sangue
ma continua a dire di stare bene.

giovedì 24 marzo 2022

Note sul provincialismo

Si dice che la provincia ha un orizzonte stretto. È quello che si chiama provincialismo, appunto. Forse è così ma bisogna entrare in profondità nella provincia per rendersi conto che nella provincia si vive la percezione del limite, più della limitatezza. Solo punto di partenza (e di arrivo) per coscienze in espansione. Quello che è inteso come provincialismo non è che fuga dal recinto, un tentativo di allargare i confini che se non attraversati estendono surrettiziamente il mondo disponibile all'intero mondo. Una sussunzione necessaria e fatale. Posto in questi termini il discorso sul provincialismo diventa chiaro il provincialismo di chi vive nella grande città, dove la stessa sussunzione è sostenuta dai confini fisici che diventano sufficientemente ampi da non temere smentita e dalla narrazione che fa accadere la storia al centro e relega le storie in periferia. Da qui la rassicurante certezza del cittadino della metropoli di vivere effettivamente al centro del mondo. Dopotutto la cosiddetta "fine della storia" è il non plus ultra del provincialismo all'opera nel centro del mondo! Porta il nome di Fukuyama ma gli ultimi padri sono Hegel e ...i suoi epigoni e oppositori. Lunga gestazione, almeno dal quel verbo che era al principio, quando la ritualità divenne invocazione di salvezza finale e quello che rimaneva della sua origine si nascose in provincia, nei gesti quotidiani senza storia. Quando il corpo cedette lo scettro allo spirito l'eternità cominciò a diventare faccenda politica. Di quell'abdicazione si vedono ancora le macerie delle successioni violente. Nella piccola comunità di provincia pulsa la dimensione corporea della democrazia, nella grande città si dispiega la dimensione astratta e spirituale. 

Non sarebbe paradossale integrare il concetto di visione provinciale con il cosiddetto effetto periferia della visione ottica. Nella provincia la densità di fatti mi permette una migliore focalizzazione dell'immagine. Da qui, dalla provincia, posso vedere tutto più chiaramente perché quanto è fissato in questo stretto angolo visuale non è inibito da tutto quello che intorno interferisce. Da qui io vedo tutto più chiaramente, quando la prospettiva delle strade cambia passo dopo passo e mi sembra di sintonizzare meglio il mio occhio, di mettere a fuoco le immagini che mi vengono incontro.

lunedì 14 marzo 2022

Confidenze

Sono in vena di confidenze. Che l'innalzamento dei prezzi fosse anche dovuto a quella che chiamiamo sbrigativamente speculazione è un sospetto che è venuto a molti comuni cittadini, come il sottoscritto. Il ministro #Cingolani, a differenza dei comuni cittadini, riveste un ruolo cui ragionevolmente si attribuisce il controllo di leve importanti per correggere le storture della speculazione. Allora lo "sfogo" del ministro mi fa sorgere più di qualche domanda. Il mondo è una macchina complessa, lo è sempre stato ma nell'ultimo mezzo secolo la complessità ha preso un abbrivo e forse ci è sfuggita di mano. Non sappiamo, non vogliamo o non possiamo più controllare quella complessità? La politica ha ancora in mano le leve che le si attribuiscono o è definitivamente diventata l'ancella dell'economia? Di strali sulla speculazione ne abbiamo sentiti tanti con la crisi del 2008 che pareva che la speculazione avesse ormai i giorni contati! Abbiamo creduto e sperato che future, derivati e altre scommesse del mercato avessero fatto ormai abbastanza danni. Non è così. La crisi economica del 2008 non è stata l'occasione per 'uscirne migliori', come si usa dire da qualche tempo?

Scolpimmo nei cieli

Scolpimmo nei cieli della notte le figure degli eroi,
ci lasciammo ingannare dalle stelle e dalle distanze.
Avevamo bisogno di quell'inganno,
senza saremmo stati ancora più soli.
Vedemmo nelle nuvole il volto dei nostri cari,
non sapevamo vederli in terra
quando la giostra delle stagioni annunciava nuovi sacrifici.

I corvi disegnavano costellazioni di fiori,
noi continuammo ad ammirare i nostri errori in cielo.


giovedì 10 marzo 2022

Frammenti dal '900 in corso

e ci svegliammo all'alba del novecento quando la storia, lungi dall'essere finita, era appena cominciata, gli imperi si annusavano il culo e la guerra nei balcani, faglia d'imperi dai nomi cangianti, continuò con aggiornamenti di numerazione e temperatura. La febbre risalì per un ospite inatteso, appena sfebbrati si ritornò ai vecchi giochi per ricordare che la storia non è un passatempo virtuale. 

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Tra gli attori manca EU ma evidentemente l'attenta analisi dei fatti tralascia i comprimari.

Se mostri la foto di questa donna al putrido trio della destra italiana non sanno nemmeno chi è, non sono ancora spente le loro manifestazioni di simpatia per il dittatore russo ma in questi giorni ci tocca leggere le loro nauseanti dichiarazioni da statisti di sta minchia.




La storia a volte è così complessa che non si sa cosa dire e tutti i fili della matassa sfuggono. E' una fortuna per l'umanità avere fini intellettuali che non si lasciano sfuggire nulla!
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L'attuale "avvicinamento a Bruxelles" del gruppo di Visegrad è la nuova versione del "ne usciremo migliori" in voga nel pieno della pandemia?

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Stando ai bilanci di fine secolo breve la guerra fredda per la Russia è finita alla fine del 1989, con la caduta del muro di Berlino. Non se ne parla e forse non se ne parlerà ma mi chiedo se questi giorni non stanno decidendo la fine della guerra fredda anche per quest'altro lato del muro. Già, perché nonostante le roboanti dichiarazioni di vittoria quella guerra non era affatto finita se gli apparati messi in piedi all'indomani della II guerra mondiale, NATO per intenderci, hanno continuato a sopravvivere alle ragioni storiche della loro stessa fondazione. Mi chiedo se l'Europa, in un sussulto di dignità non solo storica, sarà capace di costituire un esercito di difesa europeo rinunciando a protettorati che vanno avanti per inerzia. Discorso vecchio, avviato e interrotto più volte, forse sarà ripreso anche se non a breve. Intanto auguriamoci che nel breve termine qualcuno in Russia si accorga che l'attuale zar va allontanato dal potere, magari un generale Brusilov se lo possono ancora permettere da quelle parti! 

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Con il trattato di Parigi del 3 settembre 1783 (detto anche trattato di Versailles del 1783), il Regno di Gran Bretagna, il Regno di Francia, il Regno di Spagna, le Province Unite e i neonati Stati Uniti d'America (ex Tredici colonie) chiudono il conflitto, che durava da otto anni, fra il primo e le altre quattro.
    
Il trattato di Versailles del 1871 pose fine alla guerra franco-prussiana e fu sottoscritto da Adolphe Thiers, della Terza Repubblica francese e Otto von Bismarck, dell'Impero tedesco, appena formatisi, il 26 febbraio 1871.

Il trattato di Versailles, anche detto patto di Versailles, è uno dei trattati di pace che pose ufficialmente fine alla prima guerra mondiale. 28 giugno 1919.

Voci da Wikipedia. In queste date c'è la plastica rilevanza del club europeo unito. In passato Versailles è stata la sede di trattati di pace. Oggi è il giorno dell'accordo tra Paesi europei che evidentemente finora sono stati in in guerra soft tra di loro e che un nemico comune compatta. Attenzione però che il nemico comune non è Putin con il quale hanno trattato fino a ieri. Iil nemico comune è l'austerità, quella vera, non quella risultata da un errore in excel di un coglione laureato in economia e che ha avuto il sostegno illustre, tra gli altri, della ex nuotatrice che adesso gioca a fare il capo della BCE.

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"È meraviglioso vedere come la natura si contenti di poco." Michel de Montaigne