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giovedì 29 maggio 2014

La negazione della madre

alfabeta2 è una delle poche perle del panorama editoriale italiano. Rivista di politica, letteratura, arte. Non c'e articolo che non susciti attenzione. Quello che propongo mi è piaciuto particolarmente perché apre una riflessione che accennerò appena. La nostra storia, la nostra cultura è intessuta della vexata quaestio tra materia e spirito, tra corpo e anima, tra res extensa e res cogitans, chiamatela come vi pare, io voglio intenzionalmente semplificare la faccenda e la traduco in opposizione tra madre e padre.
L’articolo di Borghi a mio avviso richiama la negazione della radice materiale della storia e della cultura (immateriale anche quella!). L’articolo parla della negazione della mater, della madre cui rimanda la materia. La negazione c’è anche oggi che il materialismo è stato messo in vetrina per farne la “teologia dominante”, come dice qualcuno, ma quello dominante oggi non è il materialismo di cui parla Borghi. E' un materialismo svilito e schernito, un orpello "immateriale" messo in vetrina per meglio negare quello che sta alla radice. Madre, femmina, corpo rimandano a una temporalità, a una finitezza che il padre, maschio, spirito non ha mai potuto e saputo sopportare.


Il materialismo (a)storico
Carlo Antonio Borghi

Il benculturalismo universalista e globalista dell’UNESCO confida e pontifica su una categoria culturale che definisce immateriale. Dando corpo a questa balzana definizione l’Ente ha colpito anche in Sardegna. Alla fine del 2013 ha attribuito la sua medaglia di patrimonio dell’umanità alla Faradda della città di Sassari.

Patrimonio orale immateriale. La Faradda consiste nella discesa dei cosiddetti candareri, grandi macchine a spalla portate per strada grazie alla baldanza di molti uomini muscolati e allenati alla bisogna. Ogni candeliere è una alta e grossa colonna di legno che, in quanto cero votivo, rappresenta un gremio o corporazione d’arte e mestieri. Otto candelieri per otto gremi: mercanti, massai, sarti, muratori, calzolai, ortolani, conciatori e pastori. Partono da piazza Castello e corrono quasi a rotta di collo verso la chiesa di Santa Maria in Betlem. Ogni tot i portatori si fermano e fanno danzare il gran candeliere votivo.

La Faradda ogni 14 di agosto celebra la fine della peste del 1652. Cosa c’è di immateriale in una calata dionisiaca resa possibile solo dalla possanza fisica di tanti uomini?! La cultura, anche quella che si fonda sulla devozione popolare e tradizionale, è tutta materiale e materialista. Il popolo canta, applaude, incita e alla fine festeggia con abbondanti libagioni e danze bacchiche. Anche una supplica, una preghiera o un ex voto rivolti a questo o quel santo sono atti materiali e concreti. La cultura è materia prima che fatica, suda, sfama e disseta. Per l’UNESCO invece tanta parte della cultura incarnata nell’umanità è memorabile in quanto immateriale e incorporea. Sassari ora si ritrova repertoriata in quella categoria immaterialista.

Anche a Cagliari la festa e la processione votiva del 1° maggio intitolata a Sant’Efisio avrà prossimamente lo stesso riconoscimento. L’incartamento benculturalista è già sulle scrivanie dei funzionari dell’UNESCO. Anche in questo caso e da quasi 400 anni, si celebra in pompa magna il caso di una terribile epidemia di peste che mise in ginocchio la città nel 1656. Costumi sardi multicolori provenienti da ogni contrada e villaggio, carri a buoi carichi di bellezze ingioiellate e cavalli bardati a festa sfilano per ore e ore occupando i quartieri storici della città. Trionfi di dolciumi in pasta di mandorla e di ricotta allietano e confortano decine di migliaia di spettatori. Birra, vino e malvasia scorrono a fiumi. I fumi degli arrosti si alzano verso il cielo oscurando i fumi della vicina città petrolchimica chiamata Saras. Tutto immateriale, compresa la fitta infiorata di petali di rosa che accompagna il passaggio del santo guerriero e martire dioclezianeo.

Altrettanto immateriale doveva essere stata la peste epidemica che in quel 1656 si portò via migliaia di corpi di cittadini appestati e affamati dalla carestia. Quella del 1° maggio è la processione votiva più lunga del Mediterraneo: 40 chilometri di pellegrinaggio dalla città fino a Nora, luogo del martirio del santo e da lì altrettanti 40 chilometri di rientro in città. Del resto Cagliari vanta la spiaggia urbana più lunga dello stesso Mediterraneo: 8 chilometri di Poetto. Tutto immateriale. Tutto trasfigurato. Tutto fantasmatico. Seguendo quest’ordine delle cose culturali immateriali anche i Promessi Sposi o La Peste di Albert Camus sarebbero esempi di cultura letteraria immateriale e sulfurea. Il materialismo storico si sa cosa è stato e cosa ancora è.

Per l’UNESCO esiste un immaterialismo storico da santificare subito ma solo loro sanno di cosa possa trattarsi. Intanto Madonna pensa a un remake di se stessa: Living in a (im)material world and I am a (im)material girl you know that we are living in a (im)material world and I am a (im)material girl.

lunedì 26 maggio 2014

Tonfi e trionfi

Grillo è il vero vincitore. Ha fatto di tutto per perdere le elezioni e ci è riuscito. La sconfitta è stata programmata da tempo insieme al suo sodale, costruita ad arte fin dagli annunci "nessuna alleanza", "avremo il 51%", poi corretto al rialzo con un modesto 100%, per continuare con “oltre Hitler”, "processi in rete", corrispondenze d'amorosi sensi con l'ultraliberista e razzista Farage e altre giocose trovate. La gente doveva accorgersi che quei due non hanno le palle per prendere impegni e finalmente li avrebbe liberati dal gravoso compito di far seguire i fatti ai vaffanculo. Travaglio è sconcertato perché non ha capito il disegno latente ma un volgo disperso repente si desta; intende l’orecchio, solleva la testa, non è escluso che gli elettori, dopo aver disinstallato i chip sottopelle malfunzionanti, passino a riscuotere il conto di milioni di voti buttati nel cesso.

Ha vinto il partito OGM ambidestro. Il PD ringrazia sentitamente l'occulto alleato Grillo per avergli consentito di superare il manifesto alleato Berlusconi che per occultare l'alleanza manifesta si è messo all'opposizione latente. Machiavelli, anche lui fiorentino, non avrebbe mai osato tanto. Con simili alleati bastano 80€ al mese per un voto, per tutto il resto c'è mastercard.  In Europa si profila un ulteriore allargamento delle intese già a maglie larghe con il centro-destra, altrimenti gli euroscettici/eurocritici/eurocomici faranno saltare il banco...dei pegni. E' una questione di responsabilità. La Pravda esulta dell'avanzata del sol dell'avvenire che brilla nel cor dei veri democratici che non si preoccupano dell'astensione. Giornali a tiratura nazionale mostrano sorpresa e stupore per il risultato francese e inglese! E' chiaro che molti scrivono giornali per non essere costretti a leggerli.

4.614.364 elettori coltivano ancora il sogno che l'evasione fiscale diventi legge, che i condoni tombali diventino strutturali, che l'abusivismo edilizio diventi sistematico e tante altre conquiste dello spirito e della tasca.

La lista di Tsipras ha superato di un soffio la soglia di sbarramento nonostante in tv e sui giornali i panda abbiano avuto più visibilità. Oggi festeggio.

giovedì 22 maggio 2014

Vivi a colori

In una vignetta di Giuseppe Fadda un omino chiede all'altro «Are you gay?», la risposta è «Sometimes gay, sometimes sad».

Dopo uno spot così per il Roma Pride 2014 la risposta non può che essere "Yes, I'm surely gay."

L'appuntamento è a Roma il 7 giugno.

mercoledì 14 maggio 2014

Post aperto

Non è dal modo in cui un uomo parla di Dio, ma dal modo in cui parla delle cose terrestri, che si può meglio discernere se la sua anima ha soggiornato nel fuoco dell’amore di Dio.Simone Weil, Quaderni, IV, Adelphi, 1988, pp. 182-183.

Si può parlare delle cose terrene senza parlare di Dio o del sacro? Se sì, perché? Se no, perché?

venerdì 9 maggio 2014

Milano, nulla pronto a diventare tutto


Milano è una città disponibile ad assumere qualunque identità perché non ne ha una che fortemente la caratterizzi. Passeggia per Roma, Torino, Genova, Venezia, Napoli, Palermo, Firenze, Lecce, ognuna ti dice dove sei, ognuna ti dice "io sono Roma, imperiale e vaticana", "io sono Torino, austera e sabauda", "io sono Genova, crocevia del mare"..., ognuna ti impone il suo carattere e la sua genealogia, ognuna ti dice che non puoi essere altrove. Milano non dice nulla, attende la forma che le verrà data da chi la visita.
Milano, continuamente assetata di risorgimento, non è né austriaca né italiana, passeggiando per le sue strade sai di essere a Milano perché hai l'opaca sensazione che potresti essere ovunque, un ovunque metafisico, sospeso e atemporale, come i quadri di De Chirico. Questa città è la porta girevole da cui l'Italia esce e l'Europa entra, si intravedono passando ma non si toccano. Sta in mezzo Mediolanum. In mezzo a cosa?
E' la terza volta che visito Milano e per la terza volta non riesco ad afferrare questa città. Milano  perenne periferia o cardine d'Italia? Milano è il cuscinetto d'Europa che forse ha visto anzitempo la caduta delle certezze asburgiche. Città perfetta per allestire la mostra di Klimt che con la sua pittura anticipa la letteratura di Musil. Milano, città senza qualità, come Ulrich, perché una strada contraddice l'altra e entrambe sono vere. Milano è nulla pronto a diventare tutto, è uno spietato avamposto del progresso, una stazione di sosta in un viaggio per non si sa quale meta, una stazione di sosta ricca nella quale ci si può fermare a lungo, in attesa di una Grande Compagnia che ci venga a recuperare e che forse non arriverà in tempo.


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