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martedì 28 febbraio 2012

A man had a dream

Una volta un uomo disse I have a dream. Parlava di uguaglianza tra gli uomini, di giustizia e libertà, valori immortali, valori irrinunciabili. Oggi vedo quel I have a dream campeggiare sui manifesti di una marca di gioielli made in Italy. Non voglio neanche nominarla questa marca, mi ha stomacato vedere usare quel messaggio sui  manifesti in giro per Roma per pubblicizzare un diamante. Se volete conoscerla vi basterà fare una ricerca in rete.
Miserabili, è questo il vostro sogno? Una pietruzza scintillante? Non sapete desiderare niente di più grande, pezzenti.

Erano su Saturno oppure...

Che i salari italiani siano tra i più bassi d'Europa è sicuramente una notizia ma certamente non una novità!
Ieri, passando da un telegiornale all'altro, osservavo come la notizia venisse riferita quasi con stupore ed anche sulla carta stampata non sono mancati titoli  che sembravano annunciare la scoperta di un segreto.
Ho sentito dichiarazioni di politici, giornalisti, (pseudo)sindacalisti, e non dimentichiamoci i tecnici, che cadevano dal pero: "Il problema dei salari in Italia va affrontato!", ripetevano sussiegosamente.
Poiché era forte in me la sensazione del déjà vu allora mi sono messo a cercare qualche titolo passato. Ci ho messo mezz'ora, mi è bastata mezz'ora di una ricerca veloce e disordinata per trovare la stessa notizia ripetuta grosso modo ogni anno dalle più diverse testate giornalistiche. Questa era la novità!
La ricerca è stata condotta nel database della rassegna stampa della Camera dei Deputati con queste parole chiave: salari, ocse, eurostat. Ho preso i titoli che mi sembravano più attinenti, quindi è evidente che gli articoli pubblicati su questo argomento sono molti di più. I titoli partono dal 2001 ma solo perché non avevo voglia di andare più indietro. Nel database più si va indietro e meno articoli si trovano perché non sono stati digitalizzati. Ad esempio non ho trovato l'articolo di Luciano Gallino, "Se per combattere la crisi si aumentassero i salari", pubblicato da la Repubblica il 15 agosto 2003 e presente in Italia in frantumi, edito da Laterza nel 2006. In quell'articolo Gallino snocciolava un po' di dati sui redditi italiani. Ecco, è per colpa di Gallino che io avevo quel fastidioso déjà vu ieri sera.
Conclusione: se la notizia è di quelle ricorrenti che non può essere ignorata da chi fa politica, informazione o si occupa del mondo del lavoro allora quanti sono caduti dal pero (o hanno fatto finta?)  e fanno politica, informazione o si occupano del mondo del lavoro (e questo vale anche per i tecnici!) o erano su Saturno quando la notizia veniva pubblicata o sono dei cretini.

Roberto Giovannini, Ocse, in Italia gli stipendi più bassi, La Stampa, 12/05/2010
Antonio Frenda, L'impatto su povertà e salari, il Manifesto, 08/08/2009
Rina Gagliardi, Salari più bassi d'Europa, paese più incivile d'Europa, L'Altro, 19/05/2009
Tito Boeri, Una misura per i nuovi poveri, la Repubblica, 26/10/2008
Francesco Piccioni, Un paradiso riservato ai soli ricchi, il Manifesto, 22/10/2008
Luca Iezzi, Il costo del lavoro accelera in Italia, la Repubblica, 24/08/2008
Nicola Cacace, Si lavora di più si guadagna di meno, L'Unità, 06/07/2008
Roberto Mania, L'Ocse fotografa il crollo dei salari "Buste paga italiane più basse del 22%", la Repubblica, 03/07/2008
Vittorio Da Rold, Ocse: salari italiani 22% sotto la media, il Sole 24 Ore, 03/07/2008
Stefano Lepri, Allarme redditi. In Italia più bassi del 13% sull'UE, La Stampa, 29/05/2008
Anna Maria Angelone, I peggio pagati d'Europa, Panorama, 03/01/2008
Luca Iezzi, La caduta dei salari, la Repubblica, 07/12/2007
Federico Fubini, "I salari italiani sono i più bassi d'Europa. Ora rilanciare produttività e consumi", Corriere della Sera, 27/10/2007
Il Messaggero, Draghi: "Consumi fermi, stipendi troppo bassi", 27/10/2007
Enr. Ma., "I salari italiani? Ultimi d'Europa". Ma la UE: serve moderazione, Corriere della Sera, 30/03/2007
Luciano Gallino, Un Dpef per arginare le disuguaglianze, la Repubblica, 19/07/2006
Alessandro Barbera, Ocse: in Italia crollano i salari, La Stampa, 03/04/2006
Anna Maria Angelone, Siamo i peggio pagati d'Europa, Panorama, 23/06/2005
r.e.s., L'Ocse avverte: tornano a crescere le tasse sui salari, La Stampa, 10/03/2005
Riccardo De Gennaro, Potere d'acquisto, Italia ultima, la Repubblica, 18/04/2004
R.Fa., Ocse: "Sui salari pesano troppe tasse", il Sole 24 Ore, 09/06/2001

domenica 26 febbraio 2012

Dialoghi

Leggi questo articolo e anche questo.

La regola di ultima istanza (o di prima istanza) di una mia libertà è non limitare quella stessa libertà per gli altri. Se per difendere una libertà ricorro ad una “battuta estrema” che usa quella libertà per negare quella stessa libertà significa che ho bisogno di rivedere il mio concetto di libertà, questo potrebbe fare utilmente Lucia Annunziata.

venerdì 24 febbraio 2012

L’etica del Cigno nero

"Nella mia esperienza non sono mai stato coinvolto in un incidente degno di questo nome. Non ho mai visto una nave in difficoltà sulle rotte che ho percorso, non ho mai visto un naufragio nè vi sono stato coinvolto io stesso, e neppure mi sono mai trovato in una situazione che minacciasse di trasformarsi in un disastro." E.J. Smith, 1907, comandante del RMS Titanic citato da N.N. Taleb in Il Cigno nero. Come l’improbabile governa la nostra vita, 2007.

Possiamo affermare che tutti i cigni sono bianchi? Possiamo affermarlo fino a quando non troviamo almeno un cigno nero. Possiamo vedere milioni di cigni bianchi poi basta un solo cigno nero, uno solo, per confutare l’asserzione che tutti i cigni sono bianchi. In altre parole una asserzione non è provata definitivamente da milioni di conferme ma può essere rigettata definitivamente per una sola confutazione. Intorno a questa asimmetria epistemologica ruotava il ragionamento di Karl Popper quando diceva che una teoria scientifica deve essere “falsificabile” piuttosto che “verificabile”. La verifica definitiva è virtualmente impossibile, mentre è possibile cercare di falsificare una teoria, per eliminare l'errore e correggerlo. Popper assesta un colpo fatale al concetto di verifica scientifica scalzandolo dal podio della prova definitiva ad una posizione di temporanea validità. Fino a prova contraria appunto! Tornando al cigno nero, si potrebbe dire che ciò che non conosciamo è più importante per la conoscenza di ciò che conosciamo.

mercoledì 22 febbraio 2012

Due poesie a caso


La Convergenza delle due Metà
di Thomas Hardy
(versi sulla perdita del ‘Titanic’)
traduzione di Gabriele Poole che ringrazio sinceramente

I
In una solitudine nel mare
profonda dall'umana vanità
E l’Orgoglio che la progettò
Immobile ella sta.

II
Comparti d’acciaio, un tempo pire
Dei suoi fuochi salamandrini
Sono percorsi da correnti fredde
e risuonano come ritmiche lire.

III
Sugli specchi progettati
per riflettere l’opulenza,
Il verme marino striscia,
grottesco, viscido, e indifferente

IV
Gioielli disegnati in gioia
Per estasiar sensuose menti
Giaccion bui, coi bagliori
smorti e ciechi e spenti.

V
Pesci dai deboli occhi a palla
I dorati ornamenti osservano
E pensosi si domandano:
“Codesta vanità, che fà, quaggiù?”

VI
Dunque: mentre forgiava
la creatura dalla tagliente ala
La Volontà Immanente
che tutto muove e guida

VII
Uno sposo sinistro preparava
Per lei – così gioiosamente immensa -
Una Forma di Ghiaccio, per il momento
lontana e dissociata.

VIII
E mentre cresceva l’elegante nave
In statura e grazia e luce,
Nel silenzio remoto e oscuro
Cresceva l’Iceberg, anche lui, nel buio.

IX
Estranei essi parevano
Non v’era occhio che vedeva
L'intima fusione
del futuro che attendeva.

X
O segno ch’eran diretti
Per rotta coincidente
A presto esser metà
di un solo augusto evento,

XI
Finchè la Filatrice degli Anni
Disse ‘Adesso’, e entrambi sentono.
L’amplesso si consuma
i due emisferi tremano.

***


Ogni caso
di Wisława Szymborska
traduzione di Pietro Marchesani, in Elogio del sogni, ed. Corriere della Sera, 2011

Poteva accadere.
Doveva accadere.
E’ accaduto prima. Dopo.
Più vicino. Più lontano.
E’accaduto non a te.

Ti sei salvato perché eri il primo.
Ti sei salvato perché eri l’ultimo.
Perché da solo. Perché la gente.
Perché a sinistra. Perché a destra.
Perché la pioggia. Perché un’ombra.
Perché splendeva il sole.

Per fortuna là c’era un bosco.
Per fortuna non c’erano alberi.
Per fortuna una rotaia, un gancio, una trave, un freno,
un telaio, una curva, un millimetro, un secondo.
Per fortuna sull’acqua galleggiava un rasoio.

In seguito a, poiché, eppure, malgrado.
Che sarebbe accaduto se una mano, una gamba,
a un passo, a un pelo
da una coincidenza.
Dunque ci sei? Dritto dall’animo ancora socchiuso?
La rete aveva solo un buco, e tu proprio da lì? Non c’è fine al mio stupore, al mio tacerlo.
Ascolta
come mi batte forte il tuo cuore.

sabato 18 febbraio 2012

Risparmi

Tre giorni fa il ministro della difesa Di Paola ha annunciato che verranno acquistati 90 cacciabombardieri F35 anziché 131. Ci sarà un notevole risparmio economico, la spesa è sostenibile.
Dovremo esultare? Se un oggetto è costruito per dare la morte, 90 oggetti di morte daranno meno morte di 131 oggetti di morte? Abbiamo risparmiato sulla morte, i conti tornano. E l'Italia canta dal palco di Sanremo.

giovedì 16 febbraio 2012

Ho solo una tacca

Guarda il suo gingillo tecnologico, lo muove tra le dita agili, lo sguardo è perplesso. Non riesce a spiegarsi come quel gioiello del progresso possa essere inutile per un po' di tempo. Quando l'ha comprato ha creduto che quell'oggetto fosse un'assicurazione per mettersi in contatto con il mondo in ogni circostanza, invece qui sul treno in corsa tra una galleria e l'altra lungo questa tratta quell'oggetto è solo un pezzo di plastica e silicio inutile e non consente di parlare proprio con nessuno.
Questo tempo potrebbe essere impiegato a guardare il paesaggio e pensare. Inconcepibile.
Il cellulare di ultima generazione si muove da una mano all'altra. Ogni tanto riprova a fare il numero ma la linea resta il tempo sufficiente per dire "era caduta la linea", informazione peraltro inutile da dire perché ovvia. I preziosi servizi della telefonia mobile non ti lasciano mai solo, appena la linea torna  un messaggio avverte immediatamente te e l'utente chiamato che potete di nuovo chiamarvi. Che meraviglia! Le dita partono veloci nello sprint ma un'altra galleria è in agguato pronta ad inghiottire il treno, "Pronto, pronto, pronto", la linea è caduta di nuovo. "Che tortura avere solo una tacca!" Sbuffa, l'idiota.
Abbia pazienza, lungo questo percorso non c'è linea, per via delle gallerie non è possibile usare il cellulare. Non è possibile farlo? Che bestemmia è mai questa?! Ci sono gallerie dove si può tranquillamente parlare....

***

Già in un'altra occasione ho annotato sul mio taccuino l'edificate dialogo al cellulare cui, mio malgrado, ho dovuto assistere in treno, lungo la stessa tratta. Quello che riporto oggi è più didascalico ma la sostanza non cambia. Che dire? Sto diventando sempre più insofferente di fronte a questi episodi. Sono convinto che dopo l'automobile i cellulari siano l'altro oggetto che fa degli umani la propria protesi. In altre parole le automobili si servono degli umani per spostarsi, mentre i cellulari se ne servono per rimanere in contatto. Questo sembra accadere un po' con tutti gli oggetti che invece di emanciparci da un bisogno creano delle vere e proprie dipendenze ma nel caso di automobili e cellulari siamo ormai a livelli che urge un programma di disintossicazione.

lunedì 13 febbraio 2012

Giostre e carillon

C'è qualcosa di triste nelle giostre di una volta, quelle con i cavallucci che girano in tondo, c'è qualcosa di doloroso in quel girare intorno allo stesso asse, sempre uguale e sempre diverso, un girare disperato e inutile che pure racchiude tutta la gioia che è dato provare in quel cerchio magico che è la giostra. Si sogna appena o si ha paura di qualcosa che avviene fuori da quel cerchio incantato. C'è sempre qualcosa di triste in un carillon che non dipende dalla melodia, qualunque melodia suonata da un carillon è triste, la tristezza è nelle note pizzicate, nella musica che diventa via via più lenta, nei suoni che faticano a spiccare il volo quando la carica sta per esaurirsi fino a fermarsi, quasi mai alla fine della melodia. Eppure la magia dei carillon è far diventare finale di melodia proprio il momento in cui la carica finisce.
C'è qualcosa di straordinario nelle giostre e nella musica dei carillon, metafora della vita che quasi mai attende che la musica finisca per fermarsi.


Gira la giostra intorno al perno del mondo,
tintinnii di sonagli e cavalli colorati al galoppo
e cavalieri bambini all'assalto
nelle terre del silenzio.
Solenni armi i sorrisi alla conquista del sole,
e nuovo stupore per ogni giro.

Poco distanti guardiamo,
sopraffatti da tanta gioia.
Quando la musica finisce
una voce giunge, un singulto
non sai se di bimbo o di adulto
un altro giro, implora,
un altro giro ancora.

mercoledì 8 febbraio 2012

Appello per il manifesto

Ricevo e volentieri contribuisco nel mio piccolo a diffondere un appello di Ugo Mattei, editorialista di il manifesto e tra i promotori del referendum sull'acqua pubblica.


Carissime/i tutte/i,

Vi rubo cinque minuti, anzi anche meno per riproporvi la questione del quotidiano il manifesto, che potrebbe veramente avere i giorni contati.
Se siete fra coloro che già comprano il manifesto tutti i giorni, potete anche cestinare questo messaggio senza leggerlo.
Ma se invece siete fra coloro che non lo comprano mai o che lo fanno solo ogni tanto, vi invito a pensarci su un attimo ed agire di conseguenza.
Come sapete le recenti normative sull'editoria hanno già condannato a morte il quotidiano "Liberazione". Ed ora molte altre testate, fra cui il manifesto, rischiano di fare la stessa fine.

Allora, vediamo un po', a proposito del manifesto:

- C'e' forse qualche altro giornale a diffusione nazionale, che abbia mai dedicato la prima pagina alla questione OMSA ?
- C'e' forse qualche altro giornale (visto che siamo pacifisti) che abbia parlato insistentemente e non certo solo da oggi dell'assurdità delle spese militari e stia dando spazio quasi ogni giorno alla campagna contro lo sperpero di denaro pubblico costituito dai bombardieri F35 ?
- C'e' forse qualche altro giornale (visto che abbiamo combattuto per i referendum) che abbia dato sostegno alla campagna per l'acqua pubblica e continui a parlare tutti i giorni della difesa dei beni comuni?
- C'e' forse qualche altro giornale (visto che non vogliamo arrenderci alla furia liberista e al governo Monti) che ogni giorno ospiti autorevolissimi interventi di sociologi, economisti e intellettuali che spieghino come un altro mondo sia possibile e come si possa organizzare la società su basi nuove?
- C'e' forse qualche altro giornale (visto che proponiamo i g.a.s. e l'economia di prossimità) che dia, non sporadico, spazio al tema dell'economia solidale e ai gruppi di acquisto?
- C'e' forse qualche altro giornale (visto che tutte/i vorremmo che il panorama politico cambiasse radicalmente) che abbia dato conto sul serio di una affollatissima assemblea di napoli, convocata dal sindaco De Magistris e da cui sono venute fuori proposte interessantissime per l'alternativa politica, proprio a partire dalla riscoperta dei beni comuni?
- C'e' forse qualche altro giornale (visto che in molti cerchiamo di impegnarci in attività di solidarietà con il sud del mondo) che dia spazio ai temi internazionali, visti dal puntopuntdi vista dei popoli, delle culture indigene, dei movimenti?
- C'e' forse qualche altro giornale che abbia parlato dei disastri che la nostra ENEL compie in Guatemala, e abbia dato voce alla campagna di sostegno alle comunità in lotta?
- C'e' forse qualche altro giornale (visto che tutti siamo critici verso come la grande stampa trattò l'argomento) che abbia svelato fin dai primi giorni il colossale imbroglio berlusconiano sul terremoto a L'Aquila ?
- C'e' forse qualche altro giornale (visto che siamo antirazzisti e antixenofobi) che su Rosarno, su Castelvolturno e su mille altri episodi di razzismo abbia dato conto con una posizione davvero antirazzista?
- C'e' forse qualche altro giornale (visto che vogliamo difendere il lavoro e combattere il precariato) che abbia dato davvero spazio alle iniziative della FIOM, dei precari e dei disoccupati, degli indignati e di tutti i movimenti di resistenza?
- C'e' forse qualche altro giornale (visto che siamo contro le grandi e inutili opere mentre assistiamo al disastro dei treni pendolari) che stia avendo il coraggio di sostenere le ragioni dei NO-TAV?

- eccetera eccetera eccetera......

Allora, non credete che se il manifesto chiude saremo tutte/i mutilate/i? E sarebbe mutilata la libertà d'informazione ?
Non credete che ognuno di noi debba fare qualcosa?

Proposta:

Probabilmente tre-quattromila copie al giorno in più spalmate su tutto il territorio nazionale, potrebbero far cambiare il panorama e il destino del giornale.

La proposta è che tutte /i compriate il manifesto ogni giorno, diciamo per un paio di mesi almeno, e che gli facciate un po' di pubblicità.
Se lo farete, sono sicuro che vi affezionerete e continuerete a farlo.
E sono sicuro anche che se Il Manifesto chiuderà tutte/i ne sentiremo terribilmente la mancanza, anche quelli che non lo compravano.

Un saluto caro

Ugo Mattei

lunedì 6 febbraio 2012

Neve bianca e Cigno nero

«Se qualcosa può andar male, lo farà.» Legge di Murphy (o dell'avvento del Cigno nero).

Come osa la neve cadere in inverno? Indifferente ai ritmi della produzione industriale e ignara dei nostri consumi. Si ferma lo shopping, i trasporti si arrestano. Inconcepibile! In questi tempi di crisi poi, che abbiamo così tanto bisogno che l'economia corra.


Cosa resterà di questa nevicata eccezionale? Non gli infantili scaricabarile di un sindaco incapace di assumersi le proprie responsabilità e neanche il risicato vocabolario dei giornalisti, avrò sentito "l'Italia nella morsa del gelo" un milione di volte!
A me resterà nella memoria questo articolo di Franco Arminio, pubblicato su il Manifesto di ieri, come resterà un altro articolo che Giorgio Bocca scrisse qualche anno fa, in occasione di un'altra nevicata.
Ecco cosa mi rimarrà, la neve che ricorda ad una società assuefatta alle proprie abitudini che in inverno, a volte, può nevicare molto. Persino a Roma.
Rimarrà la lezione che più importante di ciò che non accade da decenni è ciò che può accadere in un solo giorno.

Ha 60 anni ma ne dimostra 6

Tempo fa Formigoni mise in giro questo video per comunicare quant'è giovane!
Rimasi senza parole. Rimase senza parole anche la rete, visto il numero di gente che l'ha visto.

Un avvertimento, se andate fino in fondo nella visione assicuratevi di avere in casa massicce dosi di un potente antiemetico. (PS, il video originale è stato ritirato dalla rete, alla fine non ha retto lo stomaco neanche a loro! In rete ho trovato questo video.)



Il video mi è tornato in mente quando ho visto quest'altro.



Per carità, non c'è niente di male a giocare con le palle di neve, anch'io l'ho fatto, ma da qui a recitare per fare il giovane sbarazzino ne corre.

sabato 4 febbraio 2012

Cos'è la vita


"Se mi si chiedesse cosa sia la vita, risponderei che la vita è tirarsi su dal letto con le proprie forze dopo una malattia. Riuscire a fare un passo dopo l’altro sentendo la risposta delle membra.
Avvicinarsi piano piano alla moka che gorgoglia sul fornello e versarsi in autonomia una tazzina di quel caffè. Scaldarsi le mani col tepore della tazza fumante e ringraziare la vita e chi l’ha generata così fragile e potente allo stesso momento. Nella fragilità l’esserci si esprime predominante.
Nella fragilità si percepisce la potenza dell’esistenza sull’identità affievolita." Nounourse


Errori di comunicazione

Fino a poco tempo fa si usava dire "mi hanno frainteso", adesso si parla sussiegosamente di errori di comunicazione. No, non è un errore di comunicazione. Nanni Moretti in un suo film diceva "Se pensi male, parli male".
Imparino i giornalisti a chiedere il perché delle cose, imparino i cittadini a pretendere che siano date le spiegazioni. Perché? Perché? Perché? Ci si stanca troppo rapidamente di porre perché.


Piccola postilla apparentemente fuori tema. Sono infuriato nero, per cui se pensate di lasciare commenti stile, condivido quello che dici oppure non sono d'accordo, desistete. Il minimo che capiterà è farli sparire. Non sopporto il pensiero I like / I dislike. Se volete argomentate, si può fare anche in cinque righe.

giovedì 2 febbraio 2012

La forza delle argomentazioni

Quando uno studente scrive una tesi di laurea, sia essa in materie scientifiche o umanistiche, gli viene insegnato che nessuna affermazione deve essere priva di argomentazioni a sostegno dell’affermazione. Se la tesi riguarda materie scientifiche gli si chiede di supportare l’affermazione con dati e numeri che la comprovino o con dati e numeri che la confutino. Insomma nessuno spazio è solitamente concesso ad asserzioni che non siano accompagnate da dati e argomentazioni che si prestino a dimostrazione o confutazione.
E’ una buona regola che denota onestà intellettuale e professionale, per questo considero estremamente fastidioso quando persone, solitamente abituate al rispetto di quella regola, non la onorano. Salvo che non si tratti di una regola che vale solo per gli studenti e immediatamente dopo la tesi di laurea (e di dottorato per i meno “sfigati”) si possono rilasciare interviste e fare affermazioni senza porsi il problema di dimostrarne la fondatezza ma solo se si ricoprono cariche importanti, invece per chi fa un lavoro normale resta la regola che bisogna dimostrare quello che si dice.
Ieri Mario Monti ha affermato a proposito dell’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori: "Non è un tabù. L’articolo 18 può essere pernicioso per lo sviluppo dell'Italia e il futuro dei giovani in un certo contesto, ma può essere abbastanza accettabile in un altro contesto."
Sarebbe molto interessante conoscere in quale contesto sia pernicioso. Che siano forniti numeri, dati a sostegno di questa affermazione. Alla Presidenza del Consiglio non mancheranno certo mezzi e professionalità per raccogliere le informazioni al riguardo. Chi invece sostiene che l’abolizione dell’articolo 18 non comporterebbe una significativa crescita dell’occupazione lo fa con cifre e argomentazioni, come nel recente articolo di Fabiano Schiavardi su La Voce. Forse la Presidenza del Consiglio dispone di dati più aggiornati oppure Confindustria, che ha un così bel centro studi, ha fornito un report fitto di numeri sulla crescita di occupazione in caso di abolizione dell’art. 18. Magari il Governo ha fatto sottoscrivere alle imprese una dichiarazione di impegni a non licenziare e ad assumere in caso di abolizione dell’art. 18. Se non l’ha già fatto allora suggerisco di farlo, sarebbe un ottimo argomento a sostegno della tesi che l’articolo 18 può essere pernicioso in alcuni contesti.
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