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venerdì 28 maggio 2010

Le riforme lubrificate

Non aggiungo niente di mio, prendo solo ampi stralci di un bellissimo articolo di Umberto Eco sulle riforme della maggioranza e molto altro. L'articolo è stato pubblicato su L'Espresso on line e sul settimanale. Da quest'ultimo ho ripreso le frasi scritte in blu perché nel sito c'è un refuso. Naturalmente raccomando vivamente di leggere l'articolo per intero.

"È nota la definizione della democrazia come sistema pieno di difetti ma di cui non si è ancora trovato nulla di meglio. Da questa ragionevole assunzione discende, per la maggior parte della gente, la convinzione errata che la democrazia (il migliore o il meno peggio dei sistemi di governo) sia quello per cui la maggioranza ha sempre ragione. Nulla di più falso. La democrazia è il sistema per cui, visto che è difficile definire in termini qualitativi chi abbia più ragione degli altri, si ricorre a un sistema bassamente quantitativo, ma oggettivamente controllabile: in democrazia governa chi prende più consensi. E se qualcuno ritiene che la maggioranza abbia torto, peggio per lui: se ha accettato i principi democratici deve accettare che governi una maggioranza che si sbaglia.

Una delle funzioni delle opposizioni è quella di dimostrare alla maggioranza che si era sbagliata. E se non ce la fa? Allora abbiamo, oltre a una cattiva maggioranza, anche una cattiva opposizione. Quante volte la maggioranza può sbagliarsi? Per millenni la maggioranza degli uomini ha creduto che il sole girasse intorno alla terra (e, considerando le vaste aree poco alfabetizzate del mondo, e il fatto che sondaggi fatti nei paesi più avanzati hanno dimostrato che moltissimi occidentali ancora credono che il sole giri) ecco un bel caso in cui la maggioranza non solo si è sbagliata ma si sbaglia ancora. Le maggioranze si sono sbagliate a ritenere Beethoven inascoltabile o Picasso inguardabile, la maggioranza a Gerusalemme si è sbagliata a preferire Barabba a Gesù, la maggioranza degli americani sbaglia a credere che due uova con pancetta tutte le mattine e una bella bistecca a pasto siano garanzie di buona salute, la maggioranza si sbagliava a preferire gli orsi a Terenzio e (forse) si sbaglia ancora a preferire "La pupa e il secchione" a Sofocle. Per secoli la maggioranza della gente ha ritenuto che esistessero le streghe e che fosse giusto bruciarle, nel Seicento la maggioranza dei milanesi credeva che la peste fosse provocata dagli untori, l'enorme maggioranza degli occidentali, compreso Voltaire, riteneva legittima e naturale la schiavitù, la maggioranza degli europei credeva che fosse nobile e sacrosanto colonizzare l'Africa.
[...]
In politica l'appello alla volontà popolare ha soltanto valore legale ("Ho diritto a governare perché ho ricevuto più voti") ma non permette che da questo dato quantitativo si traggano conseguenze teoriche ed etiche ("Ho la maggioranza dei consensi e dunque sono il migliore").
[...]
Erodere le libertà di un paese significa di solito mettere in atto un colpo di Stato e instaurare violentemente una dittatura. Se questo avviene, gli elettori se ne accorgono e, se pure non hanno la forza di protestare, hanno l'impressione di sottostare ad un arbitrio. Ma è la nozione di colpo di Stato che è con lui cambiata.
Al colpo di Stato si è sostituito lo struscio di Stato. All'idea di una trasformazione delle strutture dello Stato attraverso l'azione violenta il genio di Berlusconi è stato ed è quello di attuarle con estrema lentezza, passettino per passettino, in modo estremamente lubrificato.

Pensate alla inutile violenza con cui il fascismo, per fare tacere la voce scomoda di Matteotti, ha dovuto farlo ammazzare. Cose da medioevo. Non sarebbe bastato pagargli una buona uscita megagalattica (e tra l'altro non con i soldi del governo ma con quelli dei cittadini che pagano il canone)? Mussolini era davvero uomo rozzissimo. Quando una trasformazione delle istituzioni del Paese avviene passo per passo, e cioè per dosi omeopatiche, è difficile dire che ciascuna, presa di per sé, prefiguri una dittatura - e infatti quando qualche cassandra lo fa viene sbertucciata. Il fatto è che per un nuovo populismo mediatico la stessa dittatura è un sistema antiquato che non serve a nulla. Si possono modificare le strutture dello Stato a proprio piacere e secondo il proprio interesse senza instaurare alcuna dittatura.
[...]
Ecco, la funzione dei colpi di Stato striscianti è che le modificazioni costituzionali non vengono quasi percepite, o sono avvertite come irrilevanti. E quando la loro somma avrà prodotto non la seconda ma la terza Repubblica, sarà troppo tardi. Non perché non si potrebbe tornare indietro, ma perché la maggioranza avrà assorbito i cambiamenti come naturali e si sarà, per così dire, mitridatizzata. Un nuovo Malaparte potrebbe scrivere un trattato superbo su questa nuova tecnica dello struscio di Stato. Anche perché di fronte a essa ogni protesta e ogni denuncia perde valore provocatorio e sembra che chi si lamenta dia corpo alle ombre.

Pessimismo globale, dunque? No, fiducia nell'azione benigna del tempo e della sua erosione continua. Una trasformazione delle istituzioni che procede a piccoli passi può non avere tempo per compiersi del tutto, a metà strada possono avvenire smandrappamenti, stanchezze, cadute di tensione, incidenti di percorso. È un poco come la barzelletta sulla differenza tra inferno tedesco e inferno italiano. In entrambi bagno nella benzina bollente al mattino, sedia elettrica a mezzogiorno, squartamento a sera. Salvo che nell'inferno italiano un giorno la benzina non arriva, un altro la centrale elettrica è in sciopero, un altro ancora il boia si è dato malato… Tagliare la testa al re o occupare il Palazzo d'Inverno è cosa che si fa in cinque minuti. Avvelenare qualcuno con piccole dosi d'arsenico nella minestra prende molto tempo, e nel frattempo chissà, vedrà chi vivrà. Per il momento, resistere, resistere, resistere.
"

(27 maggio 2010)

giovedì 27 maggio 2010

Lezioni di morale

A futura memoria:

"In politica penso di avere portato una nuova visione morale, che non è solo quella di non rubare per sè o per il partito, ci mancherebbe, ma è soprattutto quella di mantenere la parola data agli elettori realizzando gli impegni assunti con il programma elettorale. Su questo, nessuno può darmi lezioni. E sfido chiunque ad affermare il contrario." Silvio Berlusconi, 20 maggio 2010.

Devo ammettere che la frase lascia un po' spiazzati e in effetti qualche commento incredulo l'ha suscitato in più di qualcuno.
Il 20 maggio scrissi su facebook: «Berlusconi: "Nessuno mi può dare lezioni di morale". Inutile provarci, si tratta di una impresa titanica e senza alcuna speranza di riuscita!»
Il giorno dopo qualcuno inviò al forum di Spinoza.it: «Berlusconi: "Nessuno può darmi lezioni di morale". Servirebbe?»

Ma la migliore risposta alla boutade ha dovuto attendere qualche giorno e secondo me è questa.

Immagine che ho scoperto oggi e che ho preso in prestito da http://starwalls.blogspot.com/

mercoledì 26 maggio 2010

Il colpo di scena

Padrone – Qui andiamo tutti a puttane, cribbio!

Schiavo devoto – Non pronunciar tal intento padron mio che rinovelli in me i turpi dì che loschi comunisti infangaron l’augusto nome tuo facendolo risonar con quello di signore dall’allegro mestiere.

P. – Che hai capito? Intendo che la pacchia è finita, la crisi economica si sente e la bufala che non metto le mani nelle tasche degli italiani non regge più. Il castello sta crollando, la corruzione dilaga. Anche i miei più fidi cortigiani si sono fatti beccare, vil razza dannata.

S.d. – O mio signore non dir così, non lacerare il cor mio con parole che per me son lame. Tu lo sai, io ti son fedele e mai osai mettere in ombra la tua icona. Per me è gran privilegio raccogliere le briciole tue, non chiedo altro. Vissi d’arte, vissi d’amore, non feci mai male ad anima viva. Malevoli voci sul mio conto si riversano, altro spregio non v’è sulla mia onorabilità. Amare lacrime verso per il fango sul mio buon nome e non reggo più l’affronto di tanta onta. Donami auspicio mio vate, di’ soltanto una parola e io sarò salvato.

P. - Lascia perdere, ormai la frittata è fatta e come al solito tocca a me correre ai ripari andando in giro porta a porta a convincere gli elettori che è tutto a posto.

S.d. – Come pensi, o araldo d’amor, traghettare il nostro naviglio fuori da questi marosi?

P. - Qui caro mio ci vuole il colpo di teatro. I sondaggi crollano e la mia popolarità precipita.

S.d.O duce mio, della nazione faro di virtù, come possiamo trovar varco in questa landa desolata fitta di intrighi e turpi passioni?

P. - Ho trovato! E’ arrivato per te il momento di mostrarti fedele come dici.

S.d. – Parla dunque, pronuncia il verbo ed io saprò mostrarmi degno del tuo disio. Son pronto alla morte, l'Italia chiamò.

P. – Se tu sei pronto insieme faremo un autentico colpo di scena che mi riporterà alla ribalta.

S.d. – All’estremo sacrificio son pronto, non tacer oltre, svelami dunque il frutto del tuo ingegno o maestro d’arme e d’arte.

P. – Da troppo tempo non mi faccio vedere in giro e con questa cavolo di manovra finanziaria la mia popolarità cala a picco, mi serve qualcosa di eccezionale che aumenti la mia visibilità, un evento drammatico dove posso mostrarmi addolorato, lo sai che la gente è sensibile a queste cose.

S.d. – O sì mia guida, lo so bene che l'animo tuo gentile si dona tutto nei momenti di dolore. Togli alfine il freno al tuo pensiero e senza indugio lascia che le tue parole giungano al mio trepidante cor.

P. – Mio caro, tu stai attraversando un periodo difficile.

S.d. – Ebbene sì, nol nego signor mio.

P. – Sei sotto pressione per via dei giudici e delle loro maledette indagini.

S.d. – Senza appiglio alcuno son le loro accuse, agnello sacrificale son io immolato sull’altare della giustizia per amor tuo.

P. – Sì lo so che sono tutte menzogne e proprio per questo che il colpo di scena funzionerà alla perfezione.

S.d. – Ti prego, ti imploro non lasciarmi al buio, illuminami della luce del tuo acume.

P. - Ti devi suicidare.

S.d. - …!?!

P. – Oh, mi hai capito?

S.d. – O mio ben non è la prima volta che mi disorienta la strategia del tuo operare. Sii indulgente con me se non ne colgo tutte le sfumature.

P. – Ma quali sfumature? Qui non ci sono sfumature da cogliere né tempo da perdere, senza un colpo di scena qui chiudiamo bottega. Ti vuoi suicidare o no? Ci vuole un bel suicidio per spostare l’attenzione della gente e farmi vedere mentre piango sul tuo feretro. Finiamola con le chiacchiere e fammi vedere se sei veramente pronto a tutto per il tuo paese.

S.d. - Padron mio a te mi son votato e nel momento del bisogno non mancherà il mio sostegno. Vergherò poche righe per i posteri e me ne andrò là dove tutto è silenzio.

P. – Bravo! Una lettera aperta è quello che ci vuole. Poche righe accorate dove dici del fango che giudici e giornali gettano sul tuo nome, che non puoi difenderti e che bisogna porsi qualche interrogativo prima che non sia troppo tardi, quella roba lì che annuncia un atto grave. La indirizzi alle massime cariche dello stato e, mi raccomando, a qualcuno non la spedire così quando non ci sarai più il senso di colpa farà un bell’effetto.

S.d. – Ordunque m’accingo all'ultimo passo. Cantami o divo i versi che lascerò e quando avrò finito me ne andrò silente e distrattamente volgerommi a riveder il tuo sembiante.

P. - Sì vai vai.

S.d. – Vado dunque, vado oltre l’oblio in attesa di rincontrarti padron mio. Là ci darem la mano, là mi dirai di sì.

P. – Sì ma adesso vai.

S.d. – Ricordami come colui che lasciò questa negra valle con due parole tra le labbra: totus tuus.

sabato 22 maggio 2010

Scoppio ritardato

So benissimo che internet è il posto dove tutto si consuma in tempo reale e che un post, se tratta di notizie, deve essere scritto a caldo ma io sono un blogger "mio generis" quindi me ne infischio dei tempi e sulle cose che rimugino scrivo quando mi pare, anche in ritardo.
Giovedì scorso è andato in onda AnnoZero di Santoro. Il titolo, appropriatissimo, era "Peccati e reati" e trattava dei casi di pedofilia nella Chiesa e della copertura che i preti pedofili hanno avuto e continuano ad avere da parte della gerarchia vaticana. Trovo molto importante la distinzione tra peccato e reato. Santoro ha detto che il reato è un fatto pubblico e se ne deve parlare mentre il peccato è un fatto privato. A grandi linee si può concordare su questo rilievo anche se non credo che la distinzione possa esaurirsi così facilmente, ma non è questo il punto. Storicamente le due sfere non possono considerarsi reciprocamente impermeabili, almeno in Occidente, ed una delle conquiste della laicità di matrice illuminista è stata proprio la separazione dei due ambiti, conquista che non può dirsi mai del tutto compiuta. Una discussione sulla distinzione tra peccato e reato ci porterebbe molto lontano ma rimanendo al tema della trasmissione siamo pronti ad ammettere, spero, che la pedofilia è senza ombra di dubbio un reato, per tutta una serie di motivi ma fondamentalmente perché comporta la sopraffazione fisica e psicologica di un soggetto la cui condizione di immaturità non consente di effettuare una scelta responsabile. Insomma, chiamando le cose con il loro nome, la pedofilia è violenza carnale sui bambini. Quando si parla di pedofilia si parla di stupratori, che di mestiere facciano il prete o altro la sostanza del reato non cambia né dovrebbe cambiare la pena prevista - sebbene un simile reato è ancor più riprovevole se commesso da un uomo che si richiama ad un messaggio di amore.
E' noto che i reati sono associati a delle pene - Dei delitti e delle pene, scriveva il Beccaria - e che l'associazione avviene a livello individuale, ovvero la responsabilità penale è ricondotta ad un soggetto e la pena è ascritta al soggetto. Questo è un passaggio fondamentale della storia umana, ovvero il riconoscimento che la responsabilità penale di un reato è personale, individuale e non appartiene invece al gruppo, al ceto o alla razza come nelle culture primitive.
Ora, a quanto sembra, di questa notizia, della responsabilità penale individuale, non sono stati informati tutti gli imbecilli xenofobi e razzisti - come quelli della Lega, per intendersi - e Antonio Socci (Quelli della Lega non sono stati neanche informati che il reato viene prima della pena ma si tratta di casi disperati!). Il Socci dolente si è lanciato in una accalorata difesa dell'operato di tanti sacerdoti nel mondo ed ha evocato l'ombra del demonio sulla Chiesa mostrando di non conoscere il principio della responsabilità individuale dei reati e neanche la distinzione tra peccati e reati. Per la verità la distinzione non l'ha capita neanche Benedetto XVI quando, nonostante abbia apprezzabilmente detto che il perdono non si sostituisce alla giustizia, si è penosamente appellato al segreto di Fatima sui peccati nella Chiesa, ma lasciamo perdere le invocazioni del peccato e del demonio e rimaniamo al reato. Dopo tutto il Socci afflitto potrebbe essere una delle tante manifestazioni dell'efficacia del potere pastorale di cui ha scritto Michel Foucault (leggi questo sito), solo che nel caso di Socci la metafora del pastore che guida il gregge andrebbe estesa con quella della pecora che difende il pastore!
Lasciando perdere il peccato si parla di responsabilità individuali connesse ad atti delittuosi e di questo mi pare parlasse la trasmissione di Santoro, nessuno giovedì sera voleva mettere in discussione il ruolo caritativo della Chiesa e nessuno l'ha fatto, anzi quel ruolo è stato più volte invocato ma quei richiami il Socci piangente non coglieva.
In trasmissione si è detto della lettera di Benedetto XVI alla Chiesa d'Irlanda e del nuovo atteggiamento del Vaticano nei confronti della pedofilia, si è detto dell'incontro con le vittime a Malta, si è detto tutto o quasi. Quello che infatti non mi quadra è come mai non sia stata per niente sollevata una questione centrale, quella del "secretum pontificium" emanato dal cardinale Ratzinger nel 2001 quando era prefetto della Congregazione per la dottrina della fede e il pontefice era Giovanni Paolo II. Quel documento avocava al Tribunale apostolico della Congregazione per la dottrina della fedela tutta una serie di delitti religiosi considerati di particolare gravità, i delitti andavano dalla profanazione delle specie consacrate alla simulazione liturgica, dalla concelebrazione del sacrificio eucaristico con ministri di comunità ecclesiali che non hanno la successione apostolica alla violenza carnale con un minore al di sotto dei 18 anni di età. Tutti quei delitti dovevano essere soggetti al segreto pontificio.
Il secretum pontificium è un giuramento fatto nelle mani del papa e quel tipo di documento è un atto formale di particolare rilievo nella gerarchia normativa vaticana ed è ancora in vigore, per cui come si concilia con la lettera inviata alla Chiesa d'Irlanda che non ha la stessa valenza normativa? Inoltre, non si è fatto alcun cenno al penoso episodio della pubblicazione da parte del Vaticano delle linee guida contraffatte sul comportamento da tenere nei casi di pedofilia. Le linee guida sono state pubblicate online sul sito ufficiale del Vaticano lunedì 12 aprile scorso, e presentate da padre Lombardi, direttore della sala stampa della Santa Sede, come disposizioni diffuse dal 2003. Il fatto increscioso è che al responsabile dell'agenzia internazionale “Associated Press”, Victor Simpson, che chiedeva informazioni sulla posizione della Chiesa in fatto di pedofilia, padre Lombardi aveva inviato tre giorni prima un documento in inglese identico a quello messo online, tranne una frase chiave che non compariva e che evidentemente è stata aggiunta successivamente. La frase era “Va sempre dato seguito alle disposizioni della legge civile per quanto riguarda il deferimento di crimini alle autorità preposte” che peraltro entra in conflitto con il secretum pontificium ancora vigente.
Quindi tornando alla faccenda dei reati e della responsabilità individuale la domanda che si pone è se Karol Wojtyla e Joseph Ratzinger siano o no responsabili di reati come connivenza, favoreggiamento o complicità per aver coperto e protetto dei soggetti che hanno abusato di bambini. AnnoZero ha fatto intendere chiaramente la domanda ma su molti aspetti ha preferito o ha dovuto tacere e me ne dispiace, ma in un paese a libertà vigilata una trasmissione televisiva come quella di Santoro è una boccata d'aria, quell'aria di cui parlava Piero Calamandrei quando diceva "la libertà è come l’aria: ci si accorge di quanto vale quando comincia a mancare" (ascolta quel discorso qui). La trasmissione ha sicuramente permesso a molti di farsi un'idea della faccenda. (Un approfondimento è disponibile sul sito di Micromega: La Chiesa e lo scandalo pedofilia)

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Per chiudere riporto alcuni brani di un libro molto diffuso fino a qualche tempo fa che trovo molto significativo per la faccenda di cui si discute.

1In quel momento i discepoli si avvicinarono a Gesù dicendo: “Chi dunque è il più grande nel regno dei cieli?”. 2Allora Gesù chiamò a sé un bambino, lo pose in mezzo a loro e disse: 3“In verità vi dico: se non vi convertirete e non diventerete come i bambini, non entrerete nel regno dei cieli. 4Perciò chiunque diventerà piccolo come questo bambino, sarà il più grande nel regno dei cieli.
5E chi accoglie anche uno solo di questi bambini in nome mio, accoglie me.
6Chi invece scandalizza anche uno solo di questi piccoli che credono in me, sarebbe meglio per lui che gli fosse appesa al collo una macina girata da asino, e fosse gettato negli abissi del mare. 7Guai al mondo per gli scandali! È inevitabile che avvengano scandali, ma guai all’uomo per colpa del quale avviene lo scandalo!
8Se la tua mano o il tuo piede ti è occasione di scandalo, taglialo e gettalo via da te; è meglio per te entrare nella vita monco o zoppo, che avere due mani o due piedi ed essere gettato nel fuoco eterno. 9E se il tuo occhio ti è occasione di scandalo, cavalo e gettalo via da te; è meglio per te entrare nella vita con un occhio solo, che avere due occhi ed essere gettato nella Geenna del fuoco.
10Guardatevi dal disprezzare uno solo di questi piccoli, perché vi dico che i loro angeli nel cielo vedono sempre la faccia del Padre mio che è nei cieli. [11È venuto infatti il Figlio dell’uomo a salvare ciò che era perduto.]

Il Vangelo secondo Matteo 18, 1-11.

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A questo punto non vorrei essere blasfemo pensando a quale parte del corpo andrebbe tagliata e gettata via pur di entrare nel regno dei cieli quando lo scandalo è l'abuso sessuale di minori.

martedì 18 maggio 2010

Dissonanze

In un'atmosfera rarefatta, ogni cosa sembra essere al suo posto, niente turba un ordine quasi impalpabile. Ogni nota trova il suo tempo in un disegno preciso. Una volta ascoltata la prima nota è inevitabile la successiva e così di nota in nota. L'ascolto di un suono fa desiderare il successivo che inevitabilmente si mostra esattamente nel tempo immaginato fino a quando le dissonanze rompono la simmetria che si è imposta e le note attese non arrivano più. In principio appena accennate, le dissonanze si infittiscono a metà del brano. Quelle dissonanze, che ormai sono disseminate lungo tutto il movimento, stanno a ricordare che il tempo è un desiderio mancato.

Maurice Ravel, Concerto in sol maggiore per pianoforte e orchestra.
2° movimento, Adagio assai.
Arturo Benedetti Michelangeli al piano.
Orchestra diretta da Sergiu Celibidache.

sabato 15 maggio 2010

Assonanze mediterranee


A quanti amano la poesia invito a leggere il Taccuino Blu del mio amico Vincenzo Errico. Sono passati alcuni anni da quando mi regalò Retrovie. In quel volumetto i suoi versi 'duettavano' con quelli di Giuseppe Farinella.
Sono contento che Vincenzo abbia deciso di scrivere le sue poesie in un blog e sono contento di aver osato duettare anch'io con i suoi versi.

lunedì 10 maggio 2010

Riforme e depistaggi

Il ricorso alle riforme istituzionali è in molti casi proporzionale all'inettitudine di chi le istituzioni dovrebbe rappresentare. La necessità di un adeguamento degli strumenti di governo di un paese nel corso del tempo è innegabile ma la sensazione che il ricorso alle riforme sia una sorta di depistaggio per distrarre dall'ignominia morale (e statuale) è forte.
Sotto il termine "riforme" si nascondono i mostri più strani e informi, dalle modifiche alla costituzione alle varie versioni di leggi ad personam, dal federalismo al leggittimo impedimento, dal presidenzialismo alla legge bavaglio sulle intercettazioni.
Ultimamente la parola d'ordine ripetuta come un mantra con il sapore del riflesso pavloviano è "senza le riforme finiamo come la Grecia", formula di facile effetto che può essere agevolmente ripetuta a memoria persino dai miracolati della politica o della televisione, che da un po' di tempo sono la stessa cosa. E' il classico caso in cui si prendono un paio di fatti, due o tre opinioni, si mettono dentro una testa vuota, si agita per qualche minuto, si apre la bocca dell'idiota di turno e viene fuori qualche combinazione che dei deficienti a crederla vera si trovano senza difficoltà.

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A proposito della necessità di modificare l'ordinamento costituzionale mi torna in mente l'introduzione che Gustavo Zagrebelsky scrisse al documento "La nascita della Costituzione Italiana. Le idee, i protagonisti, la storia.", pubblicato da L'Espresso in occasione dell'anniversario della Costituzione del 2008.
Il costituzionalista afferma che i contenuti della nostra Costituzione sono «perfettamente in linea con il costituzionalismo contemporaneo. [...] Dove un'esigenza di rinnovamento è invece avvertita è nell'organizzazione della macchina di governo, centrale e periferica. Qui, si ritiene c'è bisogno non di uno stravolgimento ma di un adeguamento al bisogno crescente di decisioni efficienti. Si è detto giustamente che una democrazia che non sa decidere si condanna alla subalternità ad altri poteri di fatto, che democratici non sono. Il rafforzamento dei poteri del governo nel perseguire l'attuazione del suo programma, la semplificazione e l'alleggerimento della macchina pubblica, la determinazione più chiara dei livelli di competenze e di responsabilità: tutto questo è da farsi, ma non è la riforma della Costituzione, ne è l'ordinaria "manutenzione", secondo l'espressione di Alessandro Pizzorusso.
La crisi della politica che drammaticamente sta davanti a noi, però, non si risolverà così ed è un errore e un inganno attribuirne le cause ai difetti della Costituzione e cercarne la soluzione nella sua modificazione. C'è un classico e antico quesito, che è utile sempre riproporre, nei momenti di difficoltà: se, per una buona politica sia più importante una buona costituzione o siano più importanti uomini buoni. La risposta più convincente mi pare questa; la buona costituzione è importante, ma non decisiva, perché uomini cattivi possono corrompere la migliore Costituzione e, al contrario, uomini buoni possono far funzionare accettabilmente anche una costituzione difettosa. Uomini cattivi, qui significa: incompetenza, presunzione e prepotenza, mancanza di senso delle proprie funzioni e dei loro limiti, interessi particolari o personali prevalenti su quelli collettivi, disprezzo delle regole di trasparenza e imparzialità, rapporti di fedeltà e sudditanza, clientele. Uomini buoni, significa tutto il contrario. La distinzione non passa soltanto all'interno della cosiddetta classe politica. Attraversa l'intera nostra società. Non c'è un monopolio della corruzione della politica che riguarda i governanti, così come non c'è un monopolio delle virtù politiche che riguarda i governati. I legami sono stretti, l'intreccio strettissimo, la corruzione è bene accetta e auspicata e coltivata presso gli uni e presso gli altri, così come accade, al contrario per le virtù pubbliche. A questo proposito, la riforma dovrebbe venire prima addirittura della Costituzione: dovrebbe consistere nel ripristino della più dimenticata delle sue norme, una norma su cui tutto si regge ed è un'apertura di credito al senso civico e alla moralità politica di cittadini e governanti, non sostituibili da nessuna norma di diritto, nemmeno di diritto costituzionale: l'art. 54 che, se ci pensiamo, è la norma fondamentale, sulla quale tutto si regge (o tutto crolla): "Tutti i cittadini hanno il dovere di essere fedeli alla Repubblica e di osservarne la Costituzione e le leggi. I cittadini cui sono affidate funzioni pubbliche hanno il dovere di adempierle, con disciplina ed onore". La prima riforma di cui abbiamo bisogno è il rinnovamento civile. La costituzione, senza di ciò, è solo un falso obiettivo.»

Se, come dice Zagrebelsky, l'art. 54 della Costituzione è la norma sulla quale tutto si regge o sulla quale tutto crolla è cosa che emerge dopo attenta riflessione sull'ideale della res publica e sulla sua rappresentazione da parte degli uomini. Se è vero che una istituzione esiste al di là degli uomini è anche vero che una istituzione trova espressione contingente solo attraverso gli uomini che la rappresentano. Per una buona rappresentazione ci vogliono dei buoni attori, altrimenti l'opera, una volta deformata, perde credito. Un altro punto sul quale occorre riflettere è il reciproco rispetto tra le istituzioni e i cittadini di un paese. Zagrebelsky dice che «Non c'è un monopolio della corruzione della politica che riguarda i governanti, così come non c'è un monopolio delle virtù politiche che riguarda i governati» ed è vero, aggiungo che non c'è neanche un monopolio del credito e della fiducia da parte di quelle istituzioni che sono rappresentate indegnamente e non rispettano i cittadini e i principi più elementari della civile convivenza. Quando questo rapporto di reciprocità viene incrinato il rischio da scongiurare è proprio la perdita della credibilità delle istituzioni. In tali casi bisogna avere chiaro in mente che l'opera, indipendentemente dalla pessima rappresentazione, conserva e deve conservare il suo intrinseco valore.
In tali casi, come sostiene Rodotà a proposito della eventuale approvazione del ddl sulle intercettazioni di cui si discute in questi giorni, "sarà necessaria una vera e propria disobbedienza civile! Non solo dei giornalisti, ma di tutti i cittadini consapevoli, per consentire, tra l'altro, di far arrivare il più rapidamente possibile questa legge-bavaglio davanti proprio alla Corte Costituzionale". (leggi qui e aderisci alla mobilitazione sul web)

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Quasi dimenticavo! Un altro automatismo, ormai a cadenza quotidiana, è quello che fa invocare le riforme condivise. Ovvio, le riforme non possono che essere condivise dalle diverse anime di un paese ma se si ha intenzione di riformare il codice della strada sarebbe prudente non coinvolgere chi è stato spesso trovato alla guida in stato di ebrezza!

venerdì 7 maggio 2010

Bieco laicismo su fb

Tempo fa ho voluto iscrivermi a facebook. Ero riluttante a farlo ma curioso di capire come funziona. Come è facile immaginare non ho molti contatti, poche persone che conosco per davvero, salvo un paio di eccezioni, comunque meno di 30. FB è uno strumento strano, usa parole pesanti come amicizia con troppa leggerezza, la comunicazione è necessariamente sintetica, a volte al limite del banale (ma ovviamente si è liberi di approfondire quello che interessa di più), la numerosità dei contatti che consente di stabilire va a scapito della forza delle relazioni e si 'intrufola' nella asimmetria delle relazioni. Mi spiego, A può essere tanto amico di B e B può essere tanto amico di C ma A e C non si frequenteranno mai perché non si possono sopportare, sono troppo differenti. Questo può capitare nella vita e questa intransitività delle relazioni credo sia una delle cose più belle e complicate dei rapporti umani. Gli algoritmi di FB invece non possono che essere banali da questo punto di vista e se un tuo amico ha altri amici questi ti vengono proposti per stabilire una relazione, assurdo! Per non parlare poi dei messaggi pietosi che ricevi quando una persona che conosci non scrive da tanto tempo ("Aiuta X a trovare altri amici"!) e dei stupidi giochini che riempiono i profili di molte persone.
Comunque è innegabile l'utilità di questo strumento per scambiarsi messaggi veloci e in alcuni casi, se si ha la sensibilità di soffermarsi sui messaggi o sulle immagini pubblicate, può servire a conoscere meglio qualche persona, a patto di conoscerla già in carne e ossa!
Ad ogni modo non mi va di ragionare troppo intorno a FB, dico solo che è liberatorio buttare giù qualche frase senza troppi ragionamenti.
Ammetto, con un certo narcisismo, che alcune delle sciocchezze che ho scritto finora mi piacciono, per questo le ho raccolte in questo post.

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Bieco laicismo ?!!! A ferragosto Vito è stato a pranzo dalle nostre amichette. Alex (scherzando) ha dedicato il primo brindisi all'assunzione di Maria, in tutta risposta Vito ha detto (seriamente) "Anche se non la conosco fatele gli auguri da parte mia, di questi tempi essere assunti è una gran cosa".
17 agosto 2009 alle ore 17.29

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http://www.guardian.co.uk/commentisfree/2009/sep/29/the-pope-visit
Immaginate questo articolo in Italia su un quotidiano a tiratura nazionale. State sognando!
29 settembre 2009 alle ore 19.38
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Psicopatologia della vita quotidiana. Freud non era uno sprovveduto, l'ho sempre detto!
Lapsus di Berlusconi: ''Speso 200 mln per i giudici'' - Video - RepubblicaTv
10 ottobre 2009 alle ore 9.11
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Bipolarismo!














16 ottobre 2009 alle ore 15.48
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Attenzione, i gamberi fanno andare all'inferno!
Levitico e omosessualità
24 ottobre 2009 alle ore 14.40


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I simboli religiosi possono fare molto male.










14 dicembre 2009 alle ore 15.33
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Il partito delle libertà diventa il partito dell'amore. Il suo motto: chi non ha peccato scagli il primo duomo!
17 dicembre 2009 alle ore 14.56
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Re magi alla frontiera














05 gennaio alle ore 16.21
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Ottimismo.
Ho visto un re. Enzo Jannacci canta con Antonio Albanese, Adriano Celentano, Dario Fo e Giorgio Gaber.
09 gennaio alle ore 11.36
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Il CSM apre un fascicolo su Berlusconi. Il ministro della cultura Bondi: “iniziativa aberrante”. Concordo con lui, anch'io mi aspettavo come minimo una biblioteca.
14 gennaio alle ore 16.00
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Prima c'è stata l'aviaria, poi la suina. Imparata la lezione la prossima sarà la bufala!
L’H1N1? Una truffa colossale. Il j’accuse del responsabile sanità del Consiglio d’Europa - Micromega
15 gennaio alle ore 10.55
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La Storia è davvero una baldracca?
Pietro Ingrao: “Di Craxi non salvo nulla” - Micromega
19 gennaio alle ore 18.48
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La crisi è ormai alle spalle...che intenzioni avrà?
I disoccupati ci sono ma non si vedono - Repubblica.it
20 gennaio alle ore 14.23
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Scoperto il metodo per sollevarsi nei giorni tristi: fare un copia e incolla dai giorni felici. C'è solo una controindicazione: non funziona!
21 gennaio alle ore 18.42
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Il rischio di continuare a dire a D'Alema che è "il più intelligente" è che poi va a finire che ci crede davvero!!!!
Puglia, Vendola ha stravinto In 200mila al voto per le primarie - Repubblica.it
25 gennaio alle ore 19.09
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Silenzio di D'Alema sulle primarie in Puglia! Si mormora di uno shock anafilattico da democrazia, ma al PD assicurano che si tratta di riservatezza dovuta al suo nuovo incarico.
26 gennaio alle ore 18.53
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"I futuri non realizzati sono solo rami del passato: rami secchi". Italo Calvino, da Le città invisibili.
27 gennaio alle ore 8.24
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"Meno extracomunitari significa meno criminalità” ... l'unica criminalità che vogliamo è quella made in Italy. Campagna governativa per la promozione dell'immagine italiana.
29 gennaio alle ore 9.26
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Giocherai nella segale, vecchio Holden.
29 gennaio alle ore 17.57
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Moralismo nella scuola della Gelmini. Abolire la geografia proprio adesso che gli scienziati si sono perso il punto G!
01 febbraio alle ore 18.53
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Panico a Roma, l'intensa e imprevista nevicata ha mandato in tilt la città. Bloccati i trasporti, i centri di soccorso sono irraggiungibili. Allertata la protezione civile. I bambini giocano con le palle di neve!
12 febbraio alle ore 9.13
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Berlusconi: "Chi commette reati fuori dai partiti". Non saranno più tollerate camicie stirate male.
18 febbraio alle ore 16.27
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Slitta la legge anticorruzione. Scongiurata la diaspora delle libertà.
20 febbraio alle ore 11.19
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Nel PDL si discute di provvedimenti anti corruzione. Svolta storica, si passa dalle leggi ad personam alla legislazione omeopatica.
20 febbraio alle ore 11.26
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Déjà vu: una prescrizione che passerà per una assoluzione. Andreotti docet ancora!
26 febbraio alle ore 20.01
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Gasparri: "Di Pietro spinge all'odio, noi parliamo il linguaggio dell'amore"...i soliti maligni a questo punto penseranno a orge dissolute con veline e sciantose da mille euro a botta!
27 febbraio alle ore 19.21
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Albanese è un genio. Il bravo comico nasconde sempre la tragedia nella risata ma lui ti fa vergognare di ridere.
Antonio Albanese - Cetto La Qualunque - 27-02-2010 La sfilata di moda
01 marzo alle ore 17.39
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Evitata l'eutanasia del pdl attraverso alimentazione forzata delle proprie liste!!!
06 marzo alle ore 10.21
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L'Italia la governi con i decretini di urgenza!
08 marzo alle ore 10.05
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Per Berlusconi la manifestazione di sabato scorso a Roma è stata un'ammucchiata. Attenzione ragazzi, su questo tema il soggetto è un'autorità!!!
16 marzo alle ore 0.31
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Il massacro in Ruanda? Colpa dei soldati con i capelli rossi e tre nei sulla schiena!
21 marzo alle ore 20.00
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“Le sue scuse personali non risolvono la questione. Se non si trattasse del presidente del Consiglio ma di una qualunque altra persona dovrei dire che siamo in presenza di un bugiardo che dice una cosa al mattino e fa l'opposto la sera oppure d'una persona dissociata e afflitta da disturbi schizoidi".
Repubblica.it
11 aprile alle ore 18.05
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Sì, sì, si deve sicuramente trattare di un complotto ordito da donne omosessuali ebree comuniste nere intellettuali ed extracomunitarie iscritte alla massoneria ecologista! Non ci sono altre spiegazioni!
Calderoli tuona: “Ma quale pedofilia! Contro il Papa congiura massonica”
13 aprile alle ore 19.02
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Torino. Il papa incontra i giovani: scene di panico tra le mamme!
02 maggio alle ore 19.00
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Immunità anche per i trattori verdi e i tricicli rosa!
Immunità per le auto blu? - Repubblica.it
03 maggio alle 12.14
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A Scajola la casa l'ha pagata un anonimo e i giudici maliziosi pensano ad Anemone!
04 maggio alle 18.22

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PS (24 settembre 2010) - Non cercatemi su fb, il giocattolo era troppo banale e ho deciso di romperlo.

giovedì 6 maggio 2010

Complesso o complicato?

«La complessità è il simbolo della nostra epoca, ma quella complessità si basa su combustibili fossili economici e sul clima stabile che ha permesso un’enorme sovrabbondanza di cibo. La complessità è la nostra gloria, ma anche il nostro punto debole. Con l’aumento del prezzo del petrolio e poi con la crisi del credito nel 2008 abbiamo iniziato a capire di aver legato le cose in modo tanto stretto che piccole mancanze in un punto si riflettono su tutto il sistema. Se l’ottusa decisione degli Stati Uniti di usare parte del proprio raccolto di mais per produrre etanolo può aiutare a innescare rivolte alimentari il 37 paesi, o se una serie di miopi scommesse sui mutui nel Nevada può raddoppiare la disoccupazione in Cina, allora abbiamo permesso ai nostri sistemi di intrecciarsi in modo eccessivo. Se le nostre cattive abitudini di guida possono sciogliere la calotta polare dell’Artico…Beh, avete capito.»

In: B. McKibben, Sconfiggere il mito della crescita. Le Scienze, Aprile 2010, pp. 53-57.

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La teoria della complessità mette in guardia dal confondere il termine complesso con il termine complicato.

http://www.magrassi.net/ (clicca sull'immagine per leggere più chiaramente)

A questo punto verrebbe da chiedersi se il mondo che abbiamo costruito sia complesso o complicato.
Parafrasando il celebre aforisma di Oscar Wilde sulla Storia potremmo dire che chiunque può fare cose complicate, solo un grand’uomo può leggervi la complessità!

martedì 4 maggio 2010

Ricorrenze e revisioni

La Chiesa ha dato un contributo fondamentale all'Unità d'Italia (leggere qui per credere).
Nuovi documenti testimoniano che la breccia di Porta Pia fu concordata con Papa Pio IX dopo le insistenti richieste del pontefice inviate in gran segreto al Generale Bixio. Il Generale, come è noto, mal sopportava il tentativo di essere estromesso dalle operazioni militari per la presa di Roma ma mantenne rispettosamente il segreto del suo coinvolgimento direttamente da parte di Papa Mastai Ferretti.
A rivelare i retroscena oggi è la pronipote del Generale che fa luce sui lati oscuri dell'illustre garibaldino. "Il mio avo era un fervente cattolico ma non poteva rivelarsi ai suoi compagni che erano anticlericali profondamente intolleranti", dichiara la pronipote di Bixio che fornisce altri dettagli ancora in ombra della Storia d'Italia: "L'atteggiamento impetuoso del mio prozio era dettato da una immensa sofferenza per il dolore inflitto al Papa dalle truppe garibaldine. Lui si arruolò tra quelle file nel tentativo di limitare i danni che quei bifolchi avrebbero potuto procurare al Santo Padre".
E' ormai chiaro che tra Nino Bixio e il Papa liberale corresse una fitta relazione epistolare dove si profilavano le mosse per la futura Unità d'Italia. In questo scenario assume nuovi contorni la mancata resistenza da parte delle truppe papali durante la presa di Porta Pia e diventa cristallina la celebre frase che Papa Pio IX pronunciò al suo ministro della guerra, inducendolo alla resa: "Ebbene a questo esercito io debbo dare un grande dolore: esso dovrà cedere".
Un ulteriore colpo di scena è arrivato dalle dichiarazioni della pronipote di Papa Mastai Ferretti che dichiara sorprendentemente: "Giovanni Maria simpatizzava per i garibaldini e nutriva un profondo desiderio di partecipare alle loro imprese ma la sua funzione gli impediva di manifestare questo aspetto del suo carattere. Il Sillabo, gli anatemi, erano tutte coperture per non scoprirsi troppo tra le gerarchie vaticane."
Le pronipoti dei due grandi uomini assicurano che ci saranno altre sorprese sulla Storia d'Italia che saranno presto pubblicate nel libro che si accingono a scrivere a quattro mani.


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In questi giorni mi è capitato di ascoltare, tra gli altri, Luciano Canfora e Giulio Giorello che partecipavano ad una interessante tavola rotonda intorno alla figura di Ipazia, filosofa alessandrina dilaniata nel 415 da una folla di fanatici cristiani per ordine o consenso di Cirillo di Alessandria, un capobranco, una sorta di maschio alfa poi venerato come santo e dottore della Chiesa. Di Ipazia oggi si parla molto per fortuna anche grazie al recente film Agorà di Amenàbar che conto di vedere presto.
Canfora e Giorello ricordano come in alcuni vecchi libri di storia si parli della morte di Ipazia in una baruffa o di quella di Giordano Bruno in un incendio!
Non sorprendiamoci, le falsificazioni della storia non sono certo finite con quei vecchi libri.

lunedì 3 maggio 2010

Analogie e convergenze

Il dibattito intorno ai cambiamenti climatici, tra sostenitori dell’impatto antropogenico e relativi negazionisti, ha connotati molto curiosi che a mio avviso esulano dall’ambito strettamente scientifico.
Per certi aspetti mi ricorda dibattiti avvenuti molto tempo prima o tuttora in corso in altri ambiti. Per esempio si pensi al dibattito degli anni ’60 tra lo strutturalismo di Lévi-Strauss e l’esistenzialismo di Sartre. Il secondo accusava il primo di trascurare il ruolo del soggetto e la sua responsabilità perché lo inseriva in una struttura che a sua volta lo determinava. Tra l’altro lo strutturalismo di Lévi-Strauss parlava di società tribali semplici che poca o nessuna applicazione si proponeva di avere sulle società complesse occidentali cui Sartre rivolgeva la sua attenzione ma non è questo il punto. Tornando al dibattito odierno sui cambiamenti climatici e considerando gli aspetti relativi alla eventuale responsabilità dell'uomo emergono alcune cose interessanti. Oggi alcuni argomenti usati dai negazionisti del ruolo antropogenico dei cambiamenti climatici fanno riferimento all’idea di controllo del clima che i loro avversari farebbero propria, mentre i negazionisti rifiuterebbero questa tracotanza. Che bravi! Se oggetto della questione fosse il controllo del clima l’argomento sarebbe chiuso, i negazionisti avrebbero ragione, ma non è di questo che si parla. Intanto mi sembra che nessun climatologo serio pensa di controllare il clima anche se qualche esaltato non manca neanche intorno a questa disciplina; alcuni giocano con gli spray di alluminio o progettano specchi da spedire in orbita per riflettere i raggi solari ma, come si sa, la mamma dei cretini è sempre incinta e i nuovi nati li chiama geoingegneri! Per usare una metafora, mi sembra che la gran parte dei sostenitori seri dei cambiamenti climatici assumano un ruolo da sentinella più che da condottiero. Ma il problema sta altrove ed è esattamente speculare a quello sbandierato dai negazionisti. In realtà questi assumono un atteggiamento falsamente non antropocentrico proprio per affermare la libertà dell’uomo di continuare nelle sue attività produttive a forte impatto emissivo secondo il consolidato modello dell’accumulo. Insomma, i giochi retorici dei negazionisti presentano un bel rovesciamento delle posizioni del vecchio antropocentrismo ottocentesco che almeno era più onesto di quello attuale.
Tornando al dibattito che vedeva opporsi Lévi-Strauss e Sartre, se da un lato l’antropologo inseriva il soggetto in una struttura complessa per ridurne le ambizioni, dall'altro lato l’umanesimo del filosofo sollevava il ruolo del soggetto per sottolinearne la responsabilità politica. Eppure il parallelismo con il dibattito attuale sui cambiamenti climatici è solo evocativo, ieri erano dei giganti a fronteggiarsi intorno al ruolo dell’uomo, oggi il dibattito è meno appassionante, sebbene non meno rilevante. Dal lato di chi sostiene il ruolo dell’uomo nei cambiamenti climatici vedo uno snocciolamento di cifre e risultati scientificamente sostenibili (dal mio punto di vista è il minimo che si possa fare ma è già apprezzabile), dall’altro versante vedo miserabili giaculatorie che gridano ai protocolli di Sion per la conquista del mondo. Incredibile, si urla che i cambiamenti climatici siano sostenuti da lobby di potentati, mentre i poveri negazionisti non avrebbero spazio sui media per gridare la loro oscurata verità! Chissà come mai poi i negazionisti raccolgono il consenso delle lobby industriali ed economiche più importanti?
Sono convinto della correttezza delle posizioni degli scienziati della IPCC (International Panel on Climate Change) e della stragrande maggioranza dei climatologi che pubblicano i loro risultati su riviste specialistiche. Quelle posizioni non possono essere messe in discussione dai disperati negazionisti che si cercano passerelle sui giornali da Bagaglino o nei salotti di Porta a Porta ma la fondatezza scientifica dei cambiamenti climatici per quanto importante è solo un aspetto marginale della faccenda in discussione. La verità difficilmente contestabile (ma per carità mai mettere limiti all’idiozia) è che il modello di sviluppo economico che solitamente si associa ai cambiamenti climatici sta avvelenando il pianeta e senza gli opportuni correttivi porterà la specie sapiens sull’orlo dell’autoestinzione, per non parlare dell’orizzonte sociale che sta diventando una sorta di trappola per topi. Le attività umane che comportano enormi emissioni di gas serra e di altri contaminanti atmosferici, se anche non modificassero l’assetto climatico del pianeta, stanno rendendo la Terra un luogo orribile ne stanno distruggendo la bellezza rendendola inospitale agli esseri umani e agli altri esseri viventi. Già in un altro post avevo messo in primo piano l'aspetto etico ed estetico dei cambiamenti climatici e a tal proposito segnalo un bel post pubblicato a gennaio scorso su un sito che ritengo molto importante nell'informazione sul tema dei cambiamenti climatici (La comune dimensione etica dei cambiamenti climatici).

***

Un’altra inquietante analogia che mi viene in mente riguardo al negazionismo dei cambiamenti climatici è quella con il negazionismo dell’evoluzione. Anche in questo caso l’antropocentrismo ha un ruolo rilevante ma nel caso della negazione dell’evoluzione le posizioni antropocentriche sono meno latenti e anzi del tutto manifeste. Si assiste al solito rovesciamento dei termini e alterazioni del linguaggio scientifico guidate da motivazioni psicologiche dettate dal bisogno di affermare il primato dell’uomo che viene messo in discussione dal processo evolutivo, il tutto mascherato dalla supposta esclusione di Dio dagli eventi naturali.
Al di là delle argomentazioni dei negazionisti dell’evoluzione, talmente ridicole e prive di fondamento scientifico e filosofico da non meritare commenti, quello che è rilevante è proprio la convergenza dei diversi negazionismi su un conservatorismo che a mio avviso è rivelatore del carico ideologico di queste posizioni. Curiosamente sono i negazionisti ad accusare i loro avversari di avere posizioni ‘ideologizzate’, l’ideologia della scienza è uno slogan molto in voga tra questi ciarlatani del pensiero. I negazionisti dicono di essere messi in minoranza da una cultura dominante e discriminante, sostengono che la parte avversa considera come prevalente il ruolo dell’uomo a scapito di quello di Dio, insomma un bel pot-pourri di argomentazioni asfittiche.
Guardando attentamente la faccenda però ci si accorge che oggetto della negazione, dell’evoluzione come dei cambiamenti climatici, è sempre il mutamento, naturale o antropogenico che sia. Il mutamento è un concetto strano e difficile da accettare. Per quanto la percezione sia il risultato di un confronto, non importa se consapevole, tra stati differenti e quindi mutevoli ci ‘affezioniamo’ così tanto ad un particolare stato che difficilmente lo mettiamo in discussione. Quella stabilità ci parla della nostra esistenza e della nostra permanenza. Per quanto riguarda la negazione dell’evoluzione il grande evoluzionista Ernst Mayr individuava nell’essenzialismo platonico il suo vizio originale, ossia la fissità delle idee di Platone getterebbe ancora la sua lunga ombra sui nostri giorni. Io sono convinto che la responsabilità non sia del filosofo greco ma della lettura che ne danno gli idioti contemporanei, ma questo è un altro discorso.
E’ evidente che ci troviamo di fronte a vincoli di diversa natura per la comprensione dei fenomeni climatici o evolutivi, differente scala spaziale e temporale dei fenomeni in confronto alla scala che caratterizza la vita umana, vincoli di carattere evolutivo (da sempre l’uomo subisce il clima ma non lo può influenzare ma da un tempo troppo recente sulla scala evolutiva non è più così) e vincoli di natura che potrei definire emotiva (assuefazione ad uno status che non si vuole mettere in discussione, l’uomo è animale abitudinario). Penso che in queste faccende la malafede abbia un ruolo secondario, seppur non trascurabile, rispetto al ruolo dei vincoli che ho accennato. Il rifiuto del mutamento ha origini ancora più remote di Platone, la faccenda ha a che fare con il terrore della morte. Il mutamento terrorizza, quello catastrofico ancor più di quello graduale, terrorizzano perché evocano lo spettro della cessazione di uno stato. Solo indagando nel magma della morte e nel terrore che ne discende potremmo capire le dinamiche di questi dibattiti.

***

Un fatto curioso ma non troppo! Tempo fa sul sito climalteranti.it, che oltre a informare mette anche a nudo le miserie dei negazionisti, si discuteva di un episodio singolare (perdonatemi ma non ricordo più il post di climalteranti per mettere il link). Negli ultimi 20 anni la temperatura del pianeta è aumentata inequivocabilmente ma 20 anni rappresentano un arco temporale troppo breve per la scala dei cambiamenti climatici, pertanto i climatologi, pur non negando l’aumento della temperatura, non possono che affermare correttamente che l’incremento non è statisticamente significativo. I negazionisti traducono questo in “non c’è alcun aumento della temperatura del pianeta”, peraltro ignorando l'enorme quantità di prove dirette e indirette che considerano archi temporali ben più lunghi di 20 anni, in effetti parliamo di centinaia di migliaia di anni.

Mi torna alla mente il paradosso del girino che diventa rana, se immaginiamo la metamorfosi fotogramma dopo fotogramma, ogni fotogramma succede il precedente solo per frazioni di secondo, sarà difficile, se non impossibile, stabilire quale coppia di fotogrammi presentano uno il girino e l'altro la rana. Per molti questo sarà sufficiente a dire che i girini non diventano mai rane e pensare che fior fiore di cervelli hanno perso un sacco di tempo su queste faccende!
Immagino che dire che il girino (l'idea di girino) o la rana (l'idea di rana) non esistono sia troppo sconvolgente.

sabato 1 maggio 2010

A coloro che verranno


Davvero, vivo in tempi bui!
La parola innocente è stolta. Una fronte distesa
vuol dire insensibilità. Chi ride,
la notizia atroce
non l'ha saputa ancora.

Quali tempi sono questi, quando
discorrere d'alberi è quasi un delitto,
perchè su troppe stragi comporta silenzio!
E l'uomo che ora traversa tranquillo la via
mai più potranno raggiungerlo dunque gli amici
che sono nell'affanno?

È vero: ancora mi guadagno da vivere.
Ma, credetemi, è appena un caso. Nulla
di quel che fo m'autorizza a sfamarmi.
Per caso mi risparmiano. (Basta che il vento giri,
e sono perduto).

"Mangia e bevi!", mi dicono: "E sii contento di averne".
Ma come posso io mangiare e bere, quando
quel che mangio, a chi ha fame lo strappo, e
manca a chi ha sete il mio bicchiere d'acqua?
Eppure mangio e bevo.

Vorrei anche essere un saggio.
Nei libri antichi è scritta la saggezza:
lasciar le contese del mondo e il tempo breve
senza tema trascorrere.
Spogliarsi di violenza,
render bene per male,
non soddisfare i desideri, anzi
dimenticarli, dicono, è saggezza.
Tutto questo io non posso:
davvero, vivo in tempi bui!

Nelle città venni al tempo del disordine,
quando la fame regnava.
Tra gli uomini venni al tempo delle rivolte,
e mi ribellai insieme a loro.
Così il tempo passò
che sulla terra m'era stato dato.

Il mio pane, lo mangiai tra le battaglie.
Per dormire mi stesi in mezzo agli assassini.
Feci all'amore senza badarci
e la natura la guardai con impazienza.
Così il tempo passò
che sulla terra m'era stato dato.

Al mio tempo le strade si perdevano nella palude.
La parola mi tradiva al carnefice.
Poco era in mio potere. Ma i potenti
posavano più sicuri senza di me; o lo speravo.
Così il tempo passò
che sulla terra m'era stato dato.

Le forze erano misere. La meta
era molto remota.
La si poteva scorgere chiaramente, seppure anche per me
quasi inattingibile.
Così il tempo passò
che sulla terra m'era stato dato.

Voi che sarete emersi dai gorghi
dove fummo travolti
pensate
quando parlate delle nostre debolezze
anche ai tempi bui
cui voi siete scampati.

Andammo noi, più spesso cambiando paese che scarpe,
attraverso le guerre di classe, disperati
quando solo ingiustizia c'era, e nessuna rivolta.

Eppure lo sappiamo:
anche l'odio contro la bassezza
stravolge il viso.
Anche l'ira per l'ingiustizia
fa roca la voce. Oh, noi
che abbiamo voluto apprestare il terreno alla gentilezza,
noi non si potè essere gentili.

Ma voi, quando sarà venuta l'ora
che all'uomo un aiuto sia l'uomo,
pensate a noi
con indulgenza.


Bertolt Brecht, da Poesie di Svendborg, 1939.
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